Conferenze

2019

21 novembre 2019 – Tavola Rotonda: "L'introduzione in Italia del servizio militare volontario e femminile: un bilancio"
29 maggio 2019 – Roma: Franco Tamassia – Mara Minasi: "L'Inno di Garibaldi e il suo messaggio agli italiani di oggi"


Mercoledì 29 maggio 2019, il Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina dedica a questo argomento una conferenza, a cura dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, tenuta dal Prof. Franco Tamassia, dal titolo L’Inno di Garibaldi e il suo messaggio agli italiani di oggi, alle ore 17.30.
L’iniziativa è promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali,
Presenzia e introduce Mara Minasi, responsabile del Museo.
L’Inno di Garibaldi, composto da Luigi Mercantini e musicato da Alessio Olivieri, costituisce, insieme all’Inno di Mameli e alla Leggenda del Piave, uno dei tre Inni che fecero l’Italia. La trilogia innologica si svolge, infatti, in una sequenza storica continua lungo la quale i tre momenti fondamentali della ricostruzione della coscienza nazionale e dello Stato Italiano nell’epoca contemporanea vengono scolpiti in versi forti, limpidi e ricchi di contenuti: il ridestarsi della coscienza di un Popolo, il realizzarsi della Nazione, il primo e vittorioso confronto della Nazione nella Guerra delle Nazioni.
Dopo il commento all’Inno di Mameli - già svolto in questo Museo nel 2016 - nel quale si pongono i valori fondanti dell’unità e dell’indipendenza, ora si passa al commento dell’Inno di Garibaldi nel quale si ricordano perché ed a quale costo umano si sono raggiunte l’unità e l’indipendenza.
L’Inno di Garibaldi svolge una serie di messaggi politici per ricordare agli Italiani non solo il prezzo eroico dei valori realizzati ma anche il costo del loro mantenimento e della loro operatività. I messaggi sono attuali e toccano temi di drammatica delicatezza nell’attuale dialettica politica in Italia: difesa dei
confini esterni e abbattimento delle barriere interne, moralizzazione della vita politica interna e trasformazione dell’Italia che non deve essere più soltanto il giardino d’Europa ma anche una potenza economica. L’invito è rivolto a tutti coloro che sanno trarre da questi ammonimenti l’occasione per una
meditazione sul presente e per un collettivo esame di coscienza.
Franco Tamassia, già dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione, professore di Diritto Pubblico in quiescenza, e Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, ha collegato i suoi interessi professionali di giurista con lo studio dei problemi istituzionali della Nuova Italia connessi a quelli che attualmente
impegnano le trasformazioni dell’ordinamento costituzionale italiano.

 18 aprile 2019  – Roma: Gabriele D'Annunzio e l'Impresa di Fiume

Relatori
Prof. Franco TAMASSIA: Gabriele D’Annunzio e l’Impresa di Fiume
Gen. C. A. Agostino PEDONE: Gabriele D’Annunzio e i Bersaglieri
Terminata la Prima Guerra Mondiale nella Conferenza della Pace le Potenze vincitrici regolano i nuovi rapporti territoriali. L’Italia, che ha dato uno dei maggiori contributi di sangue, chiede l’annessione di Fiume dove la stragrande maggioranza degli abitanti è italiana. Il rifiuto degli alleati lascia il Governo italiano isolato e indebolito. Gabriele D’Annunzio, che alla vittoria ha dato un decisivo contributo con il pensiero e l’azione, il 12 settembre 1919 occupa la Città, alla testa di 2600 legionari, ed istituisce la Reggenza italiana del Carnaro.
In quasi 500 giorni il Poeta soldato instaura uno Stato conforme ai suoi ideali sia politici che estetici, retto da una Costituzione, la Carta del Carnaro. Le bende ideologiche, che spesso coprono gli occhi della storiografia di parte, attraverso delle analisi unilaterali hanno fatto condannare questa esperienza come l’avventura di un visionario alla testa di pochi facinorosi. Cadute queste bende la breve esperienza rivela aspetti di imprevedibile attualità, come il fondamentale ruolo sociale della cultura, dell’arte, della poesia e della danza, che domina nell’assetto di quella improvvisata società, rigorosamente interclasse, impostato sui principi della pace, della solidarietà e della tolleranza.
Il Poeta soldato, nella sua esperienza bellica, seppe avere un rapporto forte con ogni anima delle Forze Armate, ma un’intesa particolare la ebbe con i Bersaglieri ai quali lo univa la concezione della vita come ardimento eroico, come ritmo, come velocità e soprattutto come particolare dimensione estetica.

28 febbraio 2019  – Roma: Presentazione del volume di Alessandro Cartocci "La faccia delle strade. Toponomastica garibaldina:  immagini, notizie storiche, curiosità a Villa Sciarra e dintorni"

Da via Mameli a via Secchi, da via Dandolo a via Seni: le strade hanno ancora voci per chi sa tendere loro l'orecchio, conservano la memoria per i loro abitanti, spesso dimentichi e distratti. Così i nomi delle vie, semplici indicazioni topografiche affidate alle targhe su palazzile e ville appena svoltato un angolo, possono evocare storie straordinarie di uomini e donne le cui avventure rocambolesche, coraggiose e bizzarre sembrano avere il gusto del mito e il colore di un tempo prossimo, ancora raggiungibile.
Quel tempo lo raggiunge acciuffandolo per la coda Alessandro Cartocci, restituendo un'opera sorprendente per cura storica e passione narrativa, più simile a un libro di fantasmi o a un vivacissimo "memoir garibaldino". (Giorgio Ghiotti)
Nobilissima l'intenzione di quei funzionari comunali dell'Ottocento che deciserao di ricordare, nei nomi di alcune strade del Gianicolo, i garibaldini caduti nella difesa di Roma dai francesi nel 1849. Si trattava di rendere omaggio e di perpetuare la memoria di quegli eroi, indicando ai cittadini della nuova Roma il loro esempio di patriottismo e di dedizione all'Italia. Così come d'altronde si andava facendo in tutti i quartieri di Roma e negli stessi rioni storici, inodndati di toponimi, lapidi celebrative, monumenti con cui i 'buzzurri' connotavano la Capitale all'insegna dello spirito risorgimentale (con una cospicua dose di anticlericalismo).
Intenzione nobilissima ma del tutto disattesa dai risultati. Quanti hanno idea di chi siano stati i Calandrelli, gli Emilio Morosini, gli Agostino Bertani e tutti gli altri personaggi titolari di una targa toponomastica del quartiere?
Forse c'è chi, informato della storia patria, sa che cosa è successo a Roma il 30 aprile, data alla quale venne dedicato un viale, ma dubitiamo che qualcuno abbia notizie del Tamburino che dà il nome alla scalea fra viale Glorioso e via Dandolo (a proposito, anche costui, sono molti a conoscerlo?).
A colmare la lacuna, dando finalmente soddisfazione a quei responsabili dell'Ufficio Toponomastica del Comune del 1887, provvede Alessandro Cartocci con questo libro: una gradevole raccolta di brevi biografie con le quali quei personaggi dimenticati si propongono ai lettori di oggi con il loro eroismo, i loro slanci patriottici, la loro nobiltà d'animo. Con toni discreti quanto coinvolgenti, l'autore narra in modo essenziale la vita di quei giovani e i fatti d'arme di cui furono tragici protagonisti: sullo sfondo, la storia dell'epopea garibaldina del '49, che Cartocci, con i suoi accenti misurati e senza impalcarsi a storico, contribuisce a illuminare.
Anche questo è un contributo, non irrilevante, alla conoscenza e alla comprensione della nostra città di Roma. (Marco Ravaglioli)

2018

15 dicembre 2018  – Roma: Presentazione del volume di Alessandro Cartocci "La faccia delle strade"

La presentazione è organizzata dal Comune di Roma
Assessorato alla crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Musei in Comune: Museo della Repubblica Romana e della Memoria garibaldina
Sabato 15 dicembre 2018 ore 16.00 Largo di Porta San Pancrazio - Roma
Intervengono: 
MARCO RAVAGLIOLI
, STEFANO SEMERARO
Il volume, edito dall’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, tratta della Toponomastica garibaldina: immagini, notizie storiche, curiosità a Villa Sciarra e dintorni.
Parte prima: Il Gianicolo
 - Parte seconda: Monteverde Vecchio

11 dicembre 2018 – Roma: Tavola Rotonda: ""Vittorio Veneto: dimensioni militari, politiche e sociali di una battaglia"

MUSEO STORICO DEI GRANATIERI
Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7 - Roma
Partecipano:
Prof. Elio LODOLINI: moderatore
C. A. Agostino PEDONE: La battaglia di Vittorio Veneto
Daniele ARRU: Garibaldi, l’irredentismo, il compimento dell’Unità
Cinzia DAL MASO: La partecipazione femminile sul fronte militare e sul fronte civile nella Guerra Mondiale
Franco TAMASSIA: La conclusione della Grande Guerra e la nascita della Nuova Italia
La Battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre – 3 novembre 1918), che costituisce l’ultima battaglia della vittoriosa offensiva finale dell’Italia nella Grande Guerra, segna la fine del secolare dominio tedesco in terre italiane.
 Questa battaglia, rimasta simbolo dell’eroismo dei combattenti italiani, in questi ultimi anni è stata oggetto di controversie nel contesto di revisioni storiografiche ad opera di chi pretende di svalutare la costruzione dell’Italia come Stato nazionale. La Tavola Rotonda recupera i valori militari, politici e sociali sia della battaglia sia del grandioso conflitto che essa conclude sul fronte italiano.

25–27 ottobre 2018 - Vairano Patenora (CE): 158° Anniversario dello storico incontro tra il Generale Giuseppe Garibaldi e il Re d'Italia Vittorio Emanuele II

Partecipano: Giuseppe Garibaldi, Presidente dell'Istituto; il Direttore, Franco Tamassia; Balduino di Salvo, delegato dell'Istituto presso il Comune di Vairano Patenora.

23 ottobre 2018  – Celebrazione del 151° Anniversario del Fatto d'Arme di Villa Glori

Lunedì 23 ottobre 2018 - ore 10,30 - Villa Glori (piazzale del Mandorlo presso la Colonna commemorativa)
Verrà commemorato il fatto d’arme occorso, durante la Campagna Nazionale dell’Agro Romano del 1867, che si concluse con la battaglia di Mentana tra gli uomini di Garibaldi e i franco-pontifici. Lo scontro di Villa Glori avvenne fra preponderanti forze di guardie svizzere e 78 garibaldini, che tentavano di entrare in Roma per suscitarne l’insurrezione armata, agli ordini di Enrico Cairoli che muore sul campo e del fratello Giovanni che morirà in conseguenza delle ferite riportate.
Alla cerimonia, resa più solenne dal 150° anniversario, interverranno Autorità militari e civili, Associazioni d’Arma, Associazioni Risorgimentali della Capitale nonché studenti e insegnanti di alcuni Istituti di Istruzione. La Banda musicale del Corpo della Polizia di Stato eseguirà gli inni risorgimentali e di rito durante la deposizione della corona. Il picchetto armato fornito dal Reparto della Cavalleria “Lancieri di Montebello” renderà gli onori militari.

12 luglio 2018 – Presentazione del libro "Donne Perse(phone)" di Annalisa Venditti

Roma, GIARDINO DEI MERANGOLI
(Santa Maria dell’Orto - via Anicia, 10 - Trastevere)
Presenta Mariolina Palumbo, psicologa e psicoterapeuta.
Intervengono:
Vanessa Foglia, stilista e creatrice di Abitart 
Paola Sarcina, regista
Annalisa Venditti, l’autrice 
Le interpreti dello spettacolo Donne Perse(phone) con brevi performance tratte dallo spettacolo.
Un libro per raccontare la violenza di genere e il femminicidio attraverso un mito antico, quello della dea greca Demetra e di sua figlia Persefone. La dei Merangoli presenta un testo teatrale che è già diventato uno spettacolo, portato in scena da donne socialmente impegnate contro la violenza sulle donne.
Donne Perse(phone) è un dramma moderno che trae spunto dalle cronache dei nostri giorni, dalle storie vere di ragazze e donne uccise o abusate da un marito, un fidanzato o un compagno violento. Vite perdute e spezzate per mano di uomini aggressivi e quindi inadeguati a gestire un rapporto di coppia. Gli antichi greci ricorrevano al mito di Demetra, dea delle messi, e di sua figlia Persefone, rapita da Ade, per spiegare l’alternarsi delle stagioni. Il volume, impreziosito dalla prefazione del prof. Willy Pasini, sessuologo e scrittore, è una tragedia che dà voce alle vittime. Le figlie ritornano e lo fanno per raccontare alla madre gli ultimi momenti della loro vita e per ricucire quello strappo che - nonostante tutto - non potrà mai recidere un legame tanto forte e profondo.

Annalisa Venditti è giornalista professionista, scrittrice e autore televisivo. E’ laureata in archeologia e storia dell’arte greca e romana. Si occupa da anni di cronaca nera, giudiziaria e di omicidi irrisolti. Attualmente lavora nel programma di Rai 3 “Chi l’ha visto?”

Donne Perse(phone) 
di Annalisa Venditti, 
dei Merangoli, 
collana Giardini, 
112 pagine, 
Euro 12.00
www.deimerangoli.it

13 giugno 2018 – Omaggio a Colomba Antonietti nel 169° anniversario della sua morte

Anche quest’anno si terrà a Roma, sul Gianicolo, l’ormai tradizionale Omaggio a Colomba Antonietti presso il busto marmoreo eseguito nel 1911 dallo scultore palermitano Giovanni Nicolini.
h. 17.00 Saluti e breve introduzione della giornalista e scrittrice Annalisa Venditti.
h. 17.15 “Una vita senza Colomba”, a cura di Cinzia Dal Maso.
La giornalista romana, autrice del libro Colomba Antonietti. La vera storia di un’eroina (Edilazio 2011), illustrerà brevemente le peripezie di Luigi Porzi, marito dell’eroina, che dopo la morte della sua amata fu costretto a emigrare in America Latina, dove rimase fino alla fine dei suoi giorni, anche se – come diceva – sarebbe stato pronto a dare tutto il suo sangue per la sua “bella Italia”.
h. 17.30 Annalisa Venditti: lettura di un brano della missiva inviata il 15 ottobre 1886 da Luigi Porzi a Claudio Sforza, generale medico e nipote di Colomba, da Estacion Isla Cabello (Uruguay).
A tutti i presenti sarà distribuita una copia della lettera originale.
h. 18,00 Deposizione di un mazzo di rose ai piedi del busto di Colomba.

Una storia da ricordare
Il 13 giugno del 1849 la Repubblica Romana aveva i giorni contati. Fin dalle prime ore del mattino l’artiglieria francese del generale Oudinot aveva iniziato un incessante bombardamento delle mura gianicolensi, per aprirvi delle brecce. Il punto più bersagliato era il sesto Bastione, quello che si vede ancora oggi in largo Giovanni Berchet. Proprio qui, intorno alle sei del pomeriggio, una palla di cannone rimbalzava sul muro e feriva orribilmente un giovane soldato che spirava di lì a poco, per un’emorragia inarrestabile. Un ufficiale, il conte Luigi Porzi, si gettava su quel corpo in preda alla più profonda disperazione: il soldato era sua moglie, Colomba Antonietti, che nonostante i suoi 22 anni da tempo combatteva insieme al marito in abiti virili. Una vicenda di vero patriottismo, ma anche una struggente storia d’amore tra la figlia di un fornaio e un nobile cadetto pontificio, che si erano sposati andando contro le convenzioni sociali dell’epoca.

30 aprile 2018  – Partecipazione alla Cerimonia Commemorativa della Battaglia del 30 aprile 1849 in difesa della Repubblica Romana, organizzata al Mausoleo Ossario Gianicolense
9 febbraio 2018  – Partecipazione alla Cerimonia Commemorativa della Proclamazione della Repubblica Romana del 1849, organizzata al Mausoleo Ossario Gianicolense

2017

20 dicembre 2017 – Tavola Rotonda: "Il 150° della Campagna dell'Agro Romano del 1867"

Introduce: Prof. Lauro Rossi
Modera: Prof. Marina Formica
1.Prof. Daniele Arru, Aspetti giuridici e politico-militari della Campagna del 1867
2.Prof. Franco Tamassia, L’equivoco tra Garibaldi e Mazzini sui volontari della Campagna dell’Agro Romano
3.Prof. Lauro Rossi: Gregorovius, Garibaldi e i volontari di Mentana
Nel corso della Tavola Rotonda si terrà una lettura di alcuni passi del Villa Gloria di Cesare Pascarella

Dibattito
La Campagna dell’Agro Romano del 1867 si inserisce nel programma democratico repubblicano e liberale per la conquista di Roma attraverso un’azione di popolo e non di governo. La Campagna si conclude con il fatto d’arme di Mentana il 3 novembre. In seguito alla scoperta e alla repressione del progetto insurrezionale organizzato nella città, la presa di Roma fallisce (22-24 ottobre). Dopo vari scontri con i pontifici (fra cui 23 ottobre, Villa Glori; 24-26 ottobre Monterotondo) i volontari guidati da Garibaldi, si dirigono a Tivoli per sciogliere la Legione ma lo scontro impari con un battaglione francese, superiore per armamento di supporto alle truppe pontificie (3 novembre, Mentana), li costringe a ripassare il confine. L’importanza storica del fatto d’arme in sé di scarso rilievo militare è viceversa di notevole rilievo politico: il problema di Roma Capitale viene tenuto vivo dal fatto che per esso diecimila volontari si mobilitano disposti ad affrontare la morte; la risonanza europea è dimostrata dall’osservazione di cui è oggetto l’evento; il movimento democratico, infine, mantiene la volontà di restituire Roma all’Italia ad opera di popolo anche se l’anima garibaldina e quella mazziniana del movimento assumono posizioni diverse su come conseguire il comune obiettivo.

15 novembre 2017 – Tavola Rotonda: "Il Congresso per la Pace a Ginevra del 1867" 

Moderatore: Lauro Rossi
1. Prof. Romano Ugolini, Il “Congrès International de la paix” di Ginevra tra Berlino, Parigi e Firenze
2. Prof. Virgilio Ilari, La polemica di Marx nei confronti di Garibaldi in occasione del Convegno per la pace a Ginevra nel 1867
3. Prof. Franco Tamassia, L’intervento di Garibaldi e il messaggio di Mazzini al Congresso per la Pace (Ginevra 1867)
4. Prof. Dario Fabbri, La reazione del movimento pacifista al primo congresso internazionale della pace dell’Aia del 1899
5. Prof. Lauro Rossi: Garibaldi a Ginevra: diritti, democrazia, pace

Dibattito
La Ligue International de la paix et de la liberté (nata sotto gli auspici di Garibaldi, Hugo e Stuart Mill) nel settembre del 1867 convoca a Ginevra un Congresso internazionale per la pace in concomitanza al secondo Congresso dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori che si svolge a Losanna. Al Congresso di Ginevra, oltre correnti di diverso genere (cattolici, liberali, etc.) aderiscono molti internazionalisti reduci dal Congresso di Losanna, molti nomi della democrazia europea (F. Dostoevskij, A. Herzen, L. Blanc, E. Quinet, M. Bakunin) e italiani fra cui Garibaldi. Mazzini, non partecipa al Congresso e si limita ad inviare un messaggio dove sostiene che la pace non è possibile finché libertà e giustizia non sono realizzate ovunque tra i popoli. Il Comité Central della Ligue International conferisce la presidenza onoraria del Congresso a Garibaldi che vi partecipa esponendo con spregiudicatezza le condizioni alle quali si sarebbe potuto realizzare una pace autentica fra i popoli ed in Europa in particolare.
Il 150° anniversario del Congresso di Ginevra per la Pace del 1867 (all’interno di una serie di altri analoghi Congressi precedenti e successivi) merita di essere oggi oggetto di studio per la sua attualità nelle presenti condizioni della situazione europea e internazionale.
Evento organizzato dall'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi" e dall'Associazione Nazionale Reduci della Prigionia

14 ottobre 2017 – Castel Baronia (AV): Convegno "Pasquale Stanislao Mancini uomo, pensatore, politico. Un italiano del sud per la costruzione della Nuova Italia"

CASTEL BARONIA, ISTITUTO COMPRENSIVO "PADRE ANDREA MARTINI", via San Giovanni
SABATO, 14 OTTOBRE 2017 – ORE 9.30

SALUTI:
Felice MARTONE, Sindaco di Castel Baronia
Pasquale DEL VECCHIO, Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo
Carmine FAMIGLIETTI, Presidente Comunità Montana Ufita

PRESIEDE:
Rocco COLICCHIO, Vice Presidente Comitato scientifico P.S. Mancini

INTERVENGONO:
Prof.ssa SILVANA GALARDI , "L'uomo Pasquale Stanislao Mancini"
On. Avv. GIUSEPPE GARGANI, "Il sud d'Italia nella diagnosi di Mancini"
Prof. FRANCO TAMASSIA, "Della nazionalità come fondamento del diritto delle genti"
Ammiraglio Avv. ADELMO MANCINI, "Pasquale Stanislao Mancini internazionalista fra dottrina e politica"
Prof. DANIELE ARRU, "Mancini fra giurisdizionalismo e separazionismo"

CONCLUSIONI:
Prof. ORTENSIO ZECCHINO

12 – 18 giugno 2017: L’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” (Sezione Molise) dà il suo contributo al Festival dei Misteri di Campobasso

A Campobasso la festa del Corpus Domini è l’occasione per una suggestiva processione che vede la festosa partecipazione dei cittadini e la sfilata di maestose macchine.
In attesa dell’evento la città ospita il Festival dei Misteri, giunto alla sua quinta edizione, che si tiene dal 12 al 18 giugno, grazie alla collaborazione con il Comune di Campobasso e la Fondazione Molise Cultura, a cui quest’anno si aggiunge la sezione Molise dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi per celebrare, con un concerto - spettacolo interamente dedicato all’opera di Verdi, il 150° anniversario della nascita e il 60° della morte di Arturo Toscanini, non solo il più celebre direttore d’orchestra italiano ma una vera leggenda dell’universo musicale.
Il 12 giugno, alle ore 19.15, presso l’Auditorium ex Gil (Campobasso, via Milano) è andata in scena “La Donna magica e le Streghe eccellenti”, spettacolo sulle musiche di Giuseppe Verdi tratto dai diari di Giuseppina Strepponi, con Claudia Marchi mezzosoprano, Giusy Tiso voce recitante e Sergio Monterisi al pianoforte. I testi, elaborati da Claudia Marchi, sono tratti da “Io e Verdi” di C. Renna e “Carteggio Verdi -Boito” di M. Conati.
L’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” di Roma è stato rappresentato dal direttore, prof. Franco Tamassia, che ha porto, con un brevissimo intervento, i saluti ai convenuti.

27 maggio 2017 – Presentazione del volume di Alessandro Cartocci:  "La faccia delle strade. Toponomastica Garibaldina: immagini, notizie storiche, curiosità a Villa Sciarra e dintorni"

Il volume, edito dall’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, tratta della Toponomastica garibaldina: immagini, notizie storiche, curiosità a Villa Sciarra e dintorni.
Parte prima: Il Gianicolo
Parte seconda: Monteverde Vecchio

19 maggio 2017 – Fiumicino: partecipazione alla Giornata in Ricordo di Girolamo Malloni, Attilio Bruni e Attilio Cicinelli

L’Amministrazione comunale di Fiumicino, in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi, organizza una giornata in loro ricordo che prevede una visita in barca nei pressi del monumento funerario a loro dedicato sulla sponda del Tevere in un’area compresa tra Parco Leonardo e Fiumicino.
Girolamo Malloni era un garibaldino che ha preso parte, tra l’altro, alla spedizione di Villa Glori.
Alla vicenda di Malloni, il 'lupo di fiume' garibaldino, la giornalista Cinzia dal Maso ha dedicato un articolo, pubblicato sul numero 44 dei Quaderni Storiografici dell'Istituto.
Malloni, Bruni e Cicinelli furono probabilmente vittime di una tromba d'aria (le cronache del tempo parlarono di 'turbine'), mentre si trovavano a bordo di una chiatta adibita al trasporto di legname in viaggio verso Roma.
L'evento destò clamore presso la comunità locale, tanto da far erigere una colonna commemorativa, corredata da un'epigrafe e dalle foto delle tre vittime.
Il monumento è poi progressivamente stato dimenticato e avvolto dalla boscaglia, per poi tornare alla luce nel corso dei lavori per la pista ciclabile che collega Fiumicino a Parco Leonardo.
La colonna è stata poi liberata dalla vegetazione e riportata alla luce, permettendo alla comunità di riappropriarsi del monumento, salvandolo dall'abbandono.

29 marzo 2017 – Lauro Rossi, "Giuseppe Garibaldi e i diritti degli Uomini"

Non molti sono a conoscenza del fatto che Garibaldi, a partire dall'inizio degli anni '60 del secolo XIX, dal momento in cui, cioè, fissò stabilmente la sua dimora a Caprera, fu uno dei più strenui difensori di quella categoria di diritti che strettamente investono la sfera sociale e civile degli individui. Tali diritti erano propedeutici, come vedremo, alla realizzazione di un grande piano che avrebbe dovuto portare ad un'Europa democratica e pacificata. Era sua precisa convinzione, infatti, che alla pace si potesse arrivare solo attraverso una progressiva democratizzazione del sistema internazionale e che, a questa, non si potesse giungere se non attraverso un graduale e progressivo sviluppo dei diritti all'interno di ogni Paese. In altri termini, per Garibaldi, senza diritti non c'è democrazia e senza democrazia non è possibile realizzare una pace stabile e duratura.

Lauro Rossi, funzionario della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma e studioso dell'Italia fra Sette e Ottocento, ha pubblicato diversi volumi sul Risorgimento, fra cui: Mazzini e la rivoluzione napoletana del 1799 (1995); Sotto il Borbone non soffrii tanto: lettere di Francesco Crispi dopo Adua (2000); Garibaldi: vita, pensiero, interpretazioni. Dizionario Critico (2008); Garibaldi: due secoli di interpretazioni (2010); Un laboratorio politico per l'Italia: la Repubblica Romana del 1849 (2011). Ha curato inoltre l'edizione critica dell'Orazione di Bonaparte pel Congresso di Lione di Ugo Foscolo (2002) e il volume dell'Edizione Nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini dedicato all'Età giacobina e napoleonica.

2016

2 dicembre 2016 – Convegno sulla Seconda Guerra Mondiale: "1916. Il secondo anno di guerra"
In collaborazione con il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia

Gen. C.d’A. Agostino Pedone, La battaglia degli Altipiani. Un disastro annunciato
Prof. Lauro Rossi, I giornali di soldati per i soldati: 1915 – 1916
Guido Coglitore, La vita in trincea e la memoria storica
Prof. Franco Tamassia, Le cinque Corone: Damiano Chiesa, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro, ed Enrico Toti.
Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia – via XX Settembre, 2 - Roma.

25 ottobre 2016 – Stefano Biguzzi: "Prigioniero del mito e dell'oblio. Cesare Battisti. Un grande italiano dimenticato"

Museo Storico della Fanteria, Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 9 – Roma
Stefano Biguzzi: Prigioniero del mito e dell'oblio. Cesare Battisti. Un grande italiano dimenticato
A lungo mitizzata e strumentalizzata, la figura di Cesare Battisti è letteralmente scomparsa dalla memoria storica dell'Italia contemporanea. Il centenario della morte è un'occasione per uscire dal circolo vizioso del mito e dell'oblio e per riscoprire questo personaggio analizzando la complessa matrice culturale e ideologica del suo pensiero politico.
L'incontro del giovane irredentista coi fermenti del nascente socialismo, la sintesti tra la lotta per il riscatto degli ultimi e battaglie democratiche per difendere l'identità nazionale del Trentino, l'attività di geografo, giornalista, editore, e deputato al parlamento di Vienna, il passaggio in Italia allo scoppio della grande guerra e l'impegno totalizzante profuso nella campagna interventista, le le "radiose giornate" del maggio 1915 e l'arruolamento volontario negli Alpini fino alla cattura e al supplizio affrontato da eroe dell'epopea risorgimentale, ci restituiscono, a un secolo di distanza, non solo il fascino intellettuale e la grandezza morale di Battisti, ma anche tutta la forza e l'attualità di una visione che agli albori del Novecento seppe proseguire ed aggiornare l'eredità mazziniana, riaffermando il nesso indissolubile tra giustizia, libertà, nazione e popolo.
Stefano Biguzzi è nato a Vienna nel 1968. L'ambito dei suoi studi scientifici è il primo Novecento ed in particolare il movimento irredentista, la Grande Guerra e la crisi dello stato liberale dell'impresa fiumana di D'Annunzio all'avvento del Fascismo. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi tra cui Cesare Battisti (UTET 2008) e figura tra gli autori di Mussolini socialista a cura di Emilio Gentile e Spencer Di Scala (Laterza 2015), di prossima pubblicazione anche negli Stati Uniti (Macmilian Palgrave). Ha tenuto numerose conferenze anche in ambito universitario e collabora alla pagina culturale e di vari quotidiani tra cui "L'Arena" di Verona. Dal maggio 2013 è Presidente dell'Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea.

4 ottobre 2016 – Tavola Rotonda: "Massimo d'Azeglio a centocinquant'anni dalla morte"

Carlo Berlich, "La multiforme personalità di Massimo d'Azeglio"
Lauro Rossi, "Massimo d'Azeglio tra conservazione e rivoluzione"
Franco Tamassia, "Massimo d'Azeglio e l'idea di unità d'Italia"
Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Palazzo Antici Mattei, via Michelangelo Caetani 32 – Roma
Tavola Rotonda: Massimo d’Azeglio a Centocinquant’anni dalla morte
Carlo Berlich, La multiforme personalità di Massimo d’Azeglio
Luaro Rossi, Massimo d’Azeglio tra conservazione e rivoluzione
Franco Tamassia, Massimo d’Azeglio e l’idea di unità d’Italia
La fortuna postuma di Massimo d’Azeglio risente in parte della sua multiforme e controversa personalità che passa dalla vocazione originaria per la politica come impegno culturale, artistico e letterario, alla politica come impegno di azione istituzionale. 
Come politico d’azione il giudizio degli storici è forse ancor più controverso; laico o clericale?
Conservatore per indole che fa di necessità virtù di fronte alla rivoluzione o liberale che deve realisticamente fare i conti con i poteri forti della conservazione laica e confessionale? Pensava veramente all’unità politica di tutta la Penisola o (per lui come per altri) gli avvenimenti sono andati oltre il prevedibile?

10 settembre 2016 – Franco Tamassia: "Emilio Gallori e il Monumento a Garibaldi sul Gianicolo"

Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, Largo di Porta San Pancrazio – Roma
Franco Tamassia: Emilio Gallori e il monumento a Garibaldi sul Gianicolo
Il colle Gianicolo, dopo il Palatino, costituisce uno dei luoghi di Roma di ogni epoca dove la sacralità è più intensa e le valenze misteriche coinvolgono il visitatore di ieri e di oggi in un dialogo con le grandi anime del passato.
Agli esordi del Risorgimento, la Repubblica Romana ha reso più intensa questa sacralità e il successivo pensiero laico risorgimentale ha ispirato la ricostruzione e la costruzione di un tessuto organico di monumenti (Porta San Pancrazio, il Vascello, i Monumenti di Garibaldi e di Anita, di Ciceruacchio e di Righetto, i busti della rimembranza, il Mausoleo Ossario dei caduti per Roma Capitale, il Faro) dal quale emana, sulla visione di Roma che si stende ai piedi del Colle, una severa ammonizione per la coscienza etica e politica degli italiani.
L’epicentro del Colle è costituito dal Monumento a Garibaldi che l’artefice, Emilio Gallori, ha concepito, attraverso le rappresentazioni plastiche e figurative, le proporzioni e le volumetrie geometriche, come un insieme coeso ed armonico di simbologie essoteriche, cioè rivolte a un pubblico più ampio, ed esoteriche, cioè rivolte al gruppo ristretto di coloro che intendono avviarsi nel sentiero della meditazione profonda sui valori che rendono una Nazione attrice della Storia.
Franco Tamassia, già dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione, professore di Diritto Pubblico a riposo, Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” ha collegato i suoi interessi professionali di giurista con lo studio dei problemi istituzionali della Nuova Italia connessi ai problemi che attualmente impegnano le trasformazioni dell’ordinamento costituzionale italiano.

23 giugno 2016 - Presentazione del volume di Aldo Garosci: "Rileggere Carlo Rosselli nell'Italia del dopoguerra", a cura di Lauro Rossi e Elena Savino

Introduzione di Paolo Bagnoli, Biblion, 2015.
Intervengono: Daniele Arru, Paolo Bagnoli, Andrea De Giorgio, Davide Grippa.
Coordina: Lauro Rossi.
Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Palazzo Antici Mattei, via Michelangelo Caetani 32 – Roma
Aldo Garosci: "Rileggere Carlo Rosselli nell'Italia del dopoguerra"
a cura di Lauro Rossi e Elena Savino. Introduzione di Paolo Bagnoli, Biblion, 2015. Intervengono: Daniele Arru, Paolo Bagnoli, Andrea De Giorgio, Davide Grippa. Coordina: Lauro Rossi.
A quindici anni dalla scomparsa di Aldo Garosci, questo volume, che raccoglie i contributi su Carlo Rosselli, vuole fornire un omaggio alla sua figura di intellettuale e uomo politico che dedicò tutta la lunga esistenza alla realizzazione di un’Italia nuova e progressista. Questa antologia delinea nel corso dei decenni l’evoluzione del suo pensiero, che poggia sul socialismo democratico. E come la sua dottrina si sia venuta arricchendo, e modificando, alla luce di ulteriori esperienze, riflessioni e letture. Accanto al riferimento centrale alla vita e all’azione di Carlo Rosselli, gli scritti che qui vengono riproposti rappresentano inoltre una preziosa testimonianza delle passioni, delle speranze, delle intenzioni che occupavano l’animo di molti antifascisti, non necessariamente legati a “Giustizia e Libertà”, dagli anni Trenta fino a un periodo a noi più vicino.
Aldo Garosci, (1907-2000) è fin dalla prima giovinezza un militante antifascista, tra gli organizzatori a Torino del movimento clandestino “Giustizia e Libertà”. A Parigi dal 1932, incontra Carlo Rosselli, con cui collabora al settimanale “Giustizia e Libertà”. Nell’estate del 1936 combatte in Spagna con la “Colonna Rosselli” contro i franchisti. Dopo la caduta del fascismo partecipa alla Resistenza romana nelle file del Partito d'Azione. Direttore del quotidiano azionista “L’Italia socialista”, quando il partito, nel dopoguerra, si scioglie passa al PSI. Collaboratore del “Il Mondo” di Pannunzio, ha insegnato nelle Università di Torino e Roma Storia contemporanea e Storia del Risorgimento. Tra le sue tante opere ricordiamo Vita di Carlo Rosselli (1945), Storia dei fuorusciti (1953), Gli intellettuali e la guerra di Spagna (1959), San Marino. Mito e storiografia (1967).
Lauro Rossi, responsabile dei fondi manoscritti della Biblioteca di storia moderna e contemporanea, è studioso di storia italiana tra otto e novecento.
Elena Savino ha curato diverse opere di Mario Boneschi. Ha scritto del marxismo di Giuliano Pischel e dell'amicizia letteraria tra Ferdinando Neri e Arrigo Cajumi.
Daniele Arru è docente di Storia delle istituzioni ecclesiastiche all’Università di Roma Tor Vergata.
Paolo Bagnoli è docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Siena.
Andrea De Giorgio, ricercatore di storia politica e delle dottrine politiche, è stato curatore del volume La Grande Guerra. Il contributo della Versilia, Massa e Lunigiana, (2015).
Davide Grippa insegna Storia sociale presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale.

14 maggio 2016 - Cinzia dal Maso: "I busti del Parco della Rimembranza sul Gianicolo"

Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, Largo di Porta San Pancrazio – Roma
Cinzia dal Maso: I busti del Parco della Rimembranza sul Gianicolo
Il 2 giugno del 1882 Giuseppe Garibaldi moriva a Caprera e quello stesso giorno il Parlamento italiano e il Comune di Roma deliberavano di erigere un monumento all’eroe sul Gianicolo, il colle che aveva visto nel giugno del 1849 la disperata resistenza del difensori della Repubblica romana all’assedio delle truppe francesi comandate dal generale Oudinot: uno dei momenti più alti e significativi del nostro Risorgimento.
Fu così che nel maggio del 1883 il Comune acquistava dal principe Corsini l’area di 43 mila metri quadrati sulla sommità del colle per destinarla a passeggiata pubblica e, con delibera dell’anno seguente, “ai busti dei patrioti che s’illustrarono per la difesa e per la liberazione di Roma”. Le prime erme furono collocate tra il 1885 e il 1888 e altre vennero realizzate intorno al 1895, anno dell’inaugurazione del monumento a Garibaldi. Alcune sono opera di illustri scultori, come Giovanni Nicolini, Ettore Ximenes, Publio Morbiducci, Ettore Ferrari, Adolfo Pantaresi. La sistemazione dei busti proseguì intensamente per tutta la prima metà del Novecento, giungendo fino ai nostri giorni, con il busto del bulgaro Petko Voyvoda (2004), che ha portato il numero delle erme a 84.
L’appuntamento del 14 maggio 2016 è stato promosso da Roma Capitale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con l’Istituto Internazionale Giuseppe Garibaldi.

Cinzia Dal Maso è una giornalista romana, laureata in Lettere (Archeologia) e in Scienze della Comunicazione pubblica e d’impresa. Nel 2004 e nel 2012 ha ricevuto in Campidoglio il premio “Personalità Europea”. Tra le sue pubblicazioni: Le città degli Etruschi (Bonechi), gli Etruschi nel Lazio (Bonechi), Colomba Antonietti. La vera storia di un’eroina (Edilazio). È membro del Comitato scientifico dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”. Per la pagina settimanale “Specchio romano” ha curato unserie di articoli sui romani protagonisti delle vicende risorgimentali e sulla partecipazione femminile alla difesa della Repubblica Romana.
Introduce Mara Minasi, responsabile Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina e Mausoleo Ossario Garibaldino.

2015

12 dicembre 2015 – Alessandro Cartocci – Mara Minasi: "Il Mausoleo Ossario dei Caduti per Roma: Storia di un quasi sconosciuto monumento del Gianicolo"

Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, Largo di Porta San Pancrazio – Roma

19 dicembre 2015 – Convegno: “L’Italia nella Grande Guerra”

Prima Parte: "Alcuni Aspetti poco considerati"
In collaborazione con L’associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia
Via Labicana 15/A – Roma
Seconda Parte: "L’Intervento dell’Italia"
In collaborazione con Il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia
Via XX settembre, 2 – Roma

Convegno: “L’Italia nella Grande Guerra”
Il Convegno prende in considerazione gli aspetti diplomatici, tecnico – militari, sociali e ideali del dibattito relativo all’Intervento e ai suoi riflessi presso l’opinione pubblica e sulla situazione del Paese.
Il Convegno, allontanandosi dagli schemi spesso abitualmente seguiti, sui dubbi della necessità del grande conflitto e sul fronte italiano di cui si tace dell’eroismo e si amplifica la precisa estraneità dell’epopea, verte soprattutto sulle ragioni dell’intervento italiano nella Grande Guerra, sulla partecipazione popolare, sulle nuove strategie belliche e demitizza quello che fu presentato come efficiente e onesto, il governo austriaco delle terre irredente.

Programma degli interventi:
Prima Parte: "Alcuni Aspetti poco considerati"
In collaborazione con L’associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia
Ore 9.30, Via Labicana 15/A – Roma
Saluto del Presidente Nazionale Reduci dalla Prigionia
Saluto del Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”
Lauro Rossi, I prigionieri italiani in Austria e in Germania
Assunta Trova, I prigionieri degli italiani: il Caso dell’Asinara
Maria Pia Critelli, Immagini della Grande Guerra della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea
Angela Teja, Lo sport nella Grande Guerra
Martino Contu, Sussidi Militari e forme di assistenza statale ai familiari dei combattenti
Seconda Parte: "L’Intervento dell’Italia"
In collaborazione con Il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia
Ore 14.00, Via XX settembre, 2 – Roma
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Saluto del Direttore del Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia
Saluto del Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”
Stefano Biguzzi, Il Governo austriaco nelle regioni irredente
Riccardo Scarpa, Gli Imperi centrali e l’equilibrio dell’Europa alla vigilia del conflitto
Agostino Pedone, Nuove strategie e nuove armi agli inizi della Grande Guerra
Daniele Arru, La legge delle guarentigie alla prova della Grande Guerra
Franco Tamassia, I movimenti interventisti e il volontarismo garibaldino.

19 novembre 2015 – Convegno: "L'intervento dell'Italia nella Grande Guerra"
in collaborazione con il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia

Convegno: "L'intervento dell'Italia nella Grande Guerra"
Il Convegno ha preso in considerazione gli aspetti diplomatici, tecnico-militari, solciali e ideali del dil dibattito relativo all'Intervento e ai suoi riflessi presso l'opinione pubblica e sulla situazione del Paese.
Relazioni:
Dott. Stefano Biguzzi: Il governo austriaco nelle regioni irredente
Prof. Avv. Riccardo Scarpa: Gli imperi centrali e l'equilibrio dell'Europa alla vigilia del conflitto
Gen.le C.A. Agostino Pedone: Nuove strategie e nuove armi agli inizi della Grande Guerra
Prof. Daniele Arru: La legge delle guarentigie alla prova della Prima Guerra Mondiale
Prof. Franco Tamassia: I movimenti interventisti e il volontarismo garibaldino.

29 ottobre 2015 - Daniele Arru: "Il bicentenario del Proclama Di Rimini"

Museo storico delle Fanteria – Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7 – Roma
Daniele Arru: Il bicentenario del Proclama di Rimini
Secondo una risalente tradizione storiografica, il Proclama di Rimini (30 marzo 1815) segna il momento d’inizio del grande processo storico che va sotto il nome di Risorgimento italiano.
Con tale Proclama,il re di Napoli Gioacchino Murat, postosi a capo della sua “Campagna d’Italia”, chiama tutti gli italiani a combattere per l’indipendenza della Patria.
E’ la prima volta – secondo quanto si è da tempo notato – che viene assunta un’iniziativa politico – militare, con lo scopo dichiarato di ottenere per l’Italia indipendenza dalle potenze straniere ed unità politica. Il duplice obbiettivo che sarà poi perseguito dal nostro Risorgimento.
A duecento anni di distanza – mentre le celebrazioni del centenario della Grande Guerra ricordano le pagine conclusive del Risorgimento – appare interessante tornare a riflettere sulle vicende storiche da cui esso trae origine.

2014

13 novembre 2014 – Presentazione del volume di Annibale Paloscia: "Benedetto fra le spie. 1914: l'anno fatale della Grande Guerra"
Piazza dell'Ara Coeli, 12 – Roma

Annibale Paloscia: Benedetto fra le spie. L’anno fatale della Grande Guerra
Il 23 maggio 1915 l’Italia entra nella Prima Guerra Mondiale, che Benedetto XV definisce “un’inutile strage”. Ma dietro il suo neutralismo c’è ben altro: il cameriere segreto tedesco, Monsignor Rudolph Gerlach, protetto dal Papa, coordina dal Vaticano, lo spionaggio al servizio degli Imperi Centrali. Sotto la copertura vaticana, Gerlach, trasmette oltralpe i segreti militari italiani: dalla preparazione delle operazioni alla produzione bellica fino agli spostamenti di truppe e di armi.
Gerlach passa le notizie ai Servizi Segreti tedeschi e austriaci attraverso i corrieri postali di Santa Madre Chiesa, attraverso i giornali clericali romani, con messaggi cifrati. Quando il controspionaggio italiano trova il cifrario, Gerlach viene fatto fuggire, per essere trionfalmente accolto dai nemici dell’Italia, alla vigilia della sentenza italiana che gli commina l’ergastolo invece della prevista esecuzione capitale.
Su Gerlach pesano anche gravi sospetti di un suo coinvolgimento nell’affondamento delle due maggiori corazzate italiane. Il Governo italiano, anche quando finisce per saper tutto, ha le mani legate: non può permettersi una rottura con il Papa che gli italiani credono un Padre ed un amico; non è il caso conflitti confessionali in uno dei momenti più critici della risorgente Nazione.
Dopo la fine della guerra, Gerlach scompare. Riappare a metà anni Trenta, cerca di tornare in Italia. La polizia riconosce l’ex condannato all’ergastolo e questi scompare di nuovo. Benedetto XV, il “dolce Cristo in terra” porterà i suoi segreti nella tomba.

18 giugno 2014 – In collaborazione con la Lega italiana dei Diritti dell'Uomo: "Il Vittoriano monumento essoterico"

Presso la sede della Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo, in Piazza dell'Ara Coeli, 12 – Roma
Relatori:
Prof.ri Riccardo Scarpa e Franco Tamassia
Franco Tamassia – Riccardo Scarpa: Il Vittoriano monumento essoterico
Il Vittoriano, o Altare della Patria in Roma è tra i più grandi monumenti d’Italia e insieme tra i più discussi e controversi. La sua mole, che risalta nel panorama della Città Eterna, trova come unico termine di confronto la Cupola della Basilica di San Pietro. E’ un caso o ha un significato? In realtà, il Vittoriano di significati ne ha tanti, anzi costituisce un complesso organico di simboli etici, politici e religiosi che solo una conoscenza sistematica ed analitica di esso permette di cogliere e di fruire.
L’Altare della Patria, invero, costituisce un Tempio di religiosità laica, una religiosità che non considera la Divinità solo una metafora ma una realtà personale provvidente e legislatrice, fonte di rivelazione dell’etica universale all’Umanità. Il monumento, sorto inizialmente solo come celebrazione del primo Re dell’Italia unita, durante il lungo e travagliato percorso della sua costruzione (dal 1878 al 1925) , si è andato via via trasformando in una Scuola di valori e di simboli di morale pubblica di portata universale.
Eccettuata la figura del Re, il resto è tutto un susseguirsi di figure simboliche di valori universali e perenni, validi per tutti i Popoli e tutti i tempi che diffondono i loro messaggi in una esposizione logica, organica e sistematica.
I messaggi vengono ordinati secondo un itinerario ideale di piani che vanno sempre più elevandosi, di grado in grado, come nel corso di una iniziazione essoterica, cioè rivolta ai Popoli, fino a culminare nei valori, che si rinviano reciprocamente, dell’Unità e della Libertà, vale a dire nei due sommi Diritti Umani. La successione graduale dei messaggi si risolve in un’azione pedagogica che indica a quali condizioni, con quali virtù, con quali atti eroici l’Umanità può conquistare e mantenere questi due sommi diritti.
Tanto basta per comprendere perché questo Monumento, forse unico nel suo genere, sia stato così controverso e perché abbia avuto tanti denigratori (nascosti dietro inconsistenti ragioni estetiche) specialmente fra coloro che o temono la celebrazione dei valori effigiati o non accettano la laicità anticonfessionale di una Religione che sappia essere universale.

26 maggio 2014 – Presentazione del volume di Danielle Arru “La legislazione della Repubblica Romana del 1849 in materia ecclesiastica”

Presso la sede della “Biblioteca di storia moderna e contemporanea ”Palazzo Mattei di Giove, in Via Michelangelo Caetani,32 - Roma
Daniele Arru: La legislazione della Repubblica Romana in materia ecclesiastica
Il problema del rapporto tra Stato e Chiesa, fra società civile e fattore religioso, costituisce - è noto - uno dei nodi centrali della vicenda storica del Nostro Risorgimento. Nell'esperienza della Repubblica Romana del 1849 esso presenta dei caratteri di assoluta originalità, che hanno un riflesso preciso sul piano giuridico positivo.
La caduta del Potere Temporale dei Papi, decretata dall'Assemblea Costituente, pone alla Repubblica il problema di regolare su basi completamente nuove la materia ecclesiastica.
Il relatore, docente di Diritto Ecclesiastico, prende in esame i principali provvedimenti normativi assunti dalla repubblica Romana in tale materia e pone in luce i profili di originalità che li connotano, come pure quelli riconducibili a linee di tendenza più generali, che si riscontrano nella coeva legislazione ecclesiastica degli altri Stati preunitari.

19 marzo 2014 – In collaborazione con il Compendio garibaldino di Caprera: Presentazione del volume di Ugo Carcassi: "Giuseppe Garibaldi: il destino della salma".
Sala della Protomoteca in Campidoglio – Roma

Ugo Carcassi: Giuseppe Garibaldi. Il destino della salma (Delfino Editore)
Il libro, oltre a fornire dati interessanti dal punto di vista medico sull’infermità e le cause della morte di Giuseppe Garibaldi, è un completamento di quanto già dettagliatamente esposto in un precedente studio di Carcassi: “Giuseppe Garibaldi: la salma imbalsamata o bruciata? Fatti ed ipotesi” (Delfino Editore, 2010). 
Il libro, in base a dati riportati da vari autori coevi ricostruisce le varie fasi della definitiva sepoltura della salma di Garibaldi. L’elemento centrale di questa verifica è rappresentato dalla lettera olografa di Ezio Albanese indirizzata alla moglie Milia, nella quale si scusa per il ritardato rientro a Palermo, dovuto al difficile modellamento di lastrone di granito destinato a ricoprire la tomba dell’”Eroe dei Due Mondi”. “ L’attenta valutazione dei dati – scrive Carcassi – porta a concludere, e di fatto certificare, che la salma di Garibaldi è stata veramente inumata nel piccolo cimitero di famiglia a Caprera, cosa di cui da sempre ero certo”.

23 gennaio 2014 – Prof.ri Giuseppe Monsagrati, Franco Tamassia: "L'idea di Roma nel pensiero Risorgimentale"

Museo Nazionale delle Terme di Diocleziano, via Enrico del Nicola, 79 - Roma
Giuseppe Monsagrati – Franco Tamassia: L’idea di Roma nel pensiero risorgimentale
La Romanità antica, o per meglio dire l’idea di Roma, come idea di civiltà, dopo la caduta dell’Impero Romano di Occidente, nel corso dei secoli ha ispirato diverse civiltà, culture e movimenti politici di tendenza diversa, da quelli democratici a quelli conservatori, da quelli cosmopoliti a quelli nazionalisti.
Della Romanità sono stati utilizzati aspetti e motivi diversi ed epoche diverse, dalla Roma repubblicana a quella Imperiale.
Il Risorgimento italiano si è intensamente ispirato alla Romanità, soprattutto a quella repubblicana, cogliendone alcuni motivi fondamentali, come quello di universalità della famiglia umana, di superamento del concetto etnicistico della comunità politica e di perseguimento del bene comune. Nel movimento risorgimentale le due anime, considerate fra le più significative, quella di Mazzini e quella di Garibaldi, hanno trovato nella antichità romana profondi motivi di ispirazione nell’affermazione dei loro ideali di promozione umana. E’anche sulla base di questa loro concezione ideale che essi hanno propugnato la conquista dei Roma ad opera di popolo e non di governo come condizione perché questa nuova città divenisse la genuina capitale della Nuova Italia.
Per gentile concessione della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, le Terme di Diocleziano costituiranno l’atmosfera più suggestiva alla meditazione che i due studiosi proporranno sull’interpretazione che dell’antichità romana e della sua valorizzazione politica è stata data nel pensiero risorgimentale.

18 gennaio 2014 – Presentazione del volume di Fabio Cesaro, Domenico Spina, Roger N. Locilento: "Dialoghi sull'Italia della Seconda Repubblica"

Fabio Cesaro, Domenico Spina, Roger. N. Nocilento: Dialoghi sull’Italia della Seconda Repubblica
Il libro, edito da Biblioteca Albatros, casa editrice dei Comitati per le Libertà, è scritto da tre giovani, poco più che trentenni che s’interrogano a vicenda sull’Italia della Seconda Repubblica: Libertà, Democrazia, Giustizia sono i grandi temi delle loro discussioni. Alle loro domande che sono quelle di tutta una generazione di giovani con un futuro, non solo economico, incerto, quali risposte dal Paese e in, in particolare, dalla classe politica?

2013

12 dicembre 2013  - Presentazione del volume di Ennio Carretto “Come si fa politica in America: e in Italia?” - 
Presso la nostra sede 

Ennio Caretto: Come si fa politica in America e in Italia?
Il libro, edito dalla Biblioteca Albatros, casa editrice dei Comitati per le Libertà, trae ispirazione da una lettera che Adriano Teso, imprenditore liberale, già Sottosegretario all’Industria, ha scritto al figlio di un amico che intendeva entrare in politica: al contrario di quanto si crede (e si vuol far credere) fare politica in modo serio significa spirito di sacrificio, impegno, dedizione, progetti e programmi.
Come si faccia e si intenda il far politica in Italia tutti, purtroppo, lo sappiamo: ma come si entri e si faccia politica negli USA pochi lo sanno davvero: tra questi Ennio Caretto, storico inviato a Washington del Corriere della Sera, che lo ha descritto in questo libro: un modo di fare politica con tante luci, ma anche con tante ombre.
Un sistema che, nonostante i tanti difetti (assenteismo, strapotere delle lobbies, peso della ricchezza) da secoli è un esempio di democrazia diretta, di possibilità di ogni cittadino di scegliere chi lo deve rappresentare in tanti campi: non solo politici, ma anche pubblici ministeri e sceriffi.

21 novembre 2013 - In collaborazione con l’Associazione Nazionale del Fante sezione di Roma “Gabriele D’Annunzio anima della guerra latina”

Presso il Museo Storico dei granatieri in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7 – Roma
Relatori:
Gen. Agostino Pedone: Gabriele D’Annunzio combattente
Prof. Franco Tamassia: Gabriele D’Annunzio cantore della guerra latina; Gabriele d’Annunzio anima della Guerra Latina

A 150 anni dalla nascita e 75 dalla morte, quale messaggio trasmette oggi D’Annunzio agli italiani, agli italiani in divisa ed a quelli del lavoro, a quelli impegnati in politica ed a quelli impegnati nella cultura?
Il messaggio di D’Annunzio è quello del Risorgimento e della romanità; riprendete fiducia in voi stessi, siate uniti e concorsi, ricostruite dentro voi stessi un’idea di voi stesi costruttiva e coraggiosa, fatta di speranza e di consapevolezza perché, se solo lo volete, potrete riprendere il posto che vi compete nel mondo.

Gen. Agostino Pedone: Gabriele D’Annunzio Combattente
Le imprese militari di D’Annunzio non sono imprese meramente estetizzanti e dimostrative ma prive di decisiva validità militare. Le sue imprese sono concrete e incisive, per terra, per mare e per cielo, ma anche idonee a costruire un esempio di metodo organizzativo, dove la preparazione minuziosa si unisce alla spregiudicatezza ideale nell’affrontare i rischi più ardui. Il Poeta soldato ha dato l’esempio di capacità di agire nei ranghi e fuori di essi senza venir meno allo spirito della disciplina e della subordinazione alla gerarchia ed alle autorità dello Stato. 
Corrispettivamente le autorità militari e politiche italiane hanno dimostrato di capire come una personalità quale quella di D’Annunzio deve essere lasciata libera di esprimersi, perché essa dimostra di servire sempre lo Stato, anche venendo provvisoriamente meno alle forme esteriori di un contesto militare. Le Associazioni d’arma sentono il dovere di additare agli italiani di ogni generazione l’apporto che questa personalità ha dato alla Guerra d’Italia nell’appressarsi alla celebrazione del suo centenario.

Prof. Franco Tamassia: Gabriele D’Annunzio cantore della Guerra Latina
D’Annunzio, alto operatore culturale dell’Italia e dell’Europa tra Ottocento e Novecento, ha saputo dare un contributo letterario in poesia e in prosa alla comprensione dell’esistenza umana sotto ogni aspetto: l’amora, la natura, il mito, l’arte, la vita del singolo e la vita della comunità nazionale. Durante la Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, grande non per il numero dei morti o per il numero delle Nazioni coinvolte, ma grande perché segnò il compimento dell’Unità d’Italia e del suo Risorgimento,. Questa guerra viene chiamata da D’Annunzio la Guerra Latina perché gli italiani hanno saputo ritrovarsi uniti e riconoscersi come popolo. Di fronte all’immane sforzo della popolazione e dei combattenti la parola, i versi e le orazioni del Poeta hanno costituito uno dei maggiori fattori della resistenza spirituale e psicologica della popolazione sia al fronte esterno che al fronte interno non meno duro del primo.

17 ottobre 2013 – Presentazione del volume di Lauro Rossi: ”Ideale nazionale e democrazia in Italia da Foscolo a Garibaldi"

Giovedì 17 ottobre 2013 ore 17.00 Piazza della Repubblica, 12
Il presente volume analizza una serie di tematiche. Tutto questo dibattito, che si protrarrà anche dopo la formazione dell’unificazione nazionale, nasce e si sviluppa a partire dal 1796, in seguito cioè alla venuta in Italia di Napoleone Bonaparte e dell’esercito francese. È in quella fase, infatti, che gruppi di intellettuali e uomini poli-tici cominciarono a prendere concretamente coscienza delle condizioni del nostro Paese e gettarono le basi di quel processo che porterà alla formazione dell’Italia moderna.
Il volume sarà presentato dal Prof. Adolfo Noto della Facoltà di Scienze Politiche presso l’Università di Teramo e dal Prof. Franco Tamassia.

Lauro Rossi, funzionario della Biblioteca di Storia e moderna contemporanea di Roma e studioso dell’Italia fra Sette e ottocento, ha pubblicato, diversi volumi sul Risorgimento fra cuI:
Mazzini e la rivoluzione napoletana del 1799 (1995), Sotto il Borbone non soffrii tanto: lettere di Francesco Crispi dopo Adua (2000), Garibaldi: vita, pensiero, interpreta-zioni. Dizionario critico (2008) e Garibaldi: due secoli di interpretazioni (2010), Un laboratorio politico per l’Italia: la Repubblica Romana del 1849 (2011). Ha curato inoltre l’edizione critica dell’Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione di Ugo Foscolo (2002) e il volume dell’Edizione Nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini dedicato all’Età giacobina e napoleonica.

13 giugno 2013 – Giovanni Aldo Ricci – Franco Tamassia “Garibaldi nell’opera di D’Annunzio”

Nel 150° della nascita e nel 75° della morte di Gabriele D’Annunzio questo Istituto non poteva mancare all’appuntamento delle celebrazioni del poeta soldato che ha dato tanta parte della sua opera a coi che fu chiamato l’ultimo cavaliere dell’ideale.
D’Annunzio ha più volte cantato Garibaldi nelle sue opere ma soprattutto in un poemetto non compiuto. Il progetto prevedeva una intera Canzone di Gesta in sette parti. La prima doveva celebrare “La nascita dell’Eroe”; la seconda, “L’Oceano e la Pampa”; la quarta, da catabasi “Da Roma alla Palude”; la quinta, “Aspromonte e Mentana”; la sesta, “Le corone della Pace”; la settima, “La morte dell’Eroe”, Ma di tutto il ciclo non resta che un grandioso frammento: La notte di Caprera.
La rapsodia: La notte di Caprera attraverso una metrica quasi arcaica, appunto da canzone di gesta medievale, rievoca gli episodi fondamentali della vita dell’Eroe, dalla Repubblica Romana all’impresa dei Mille fino alla vita di agricoltore e di pastore. Il Garibaldi dannunziano è insieme un eroe omerico e moderno di una semplicità non rozza ma profonda, consapevole del proprio ruolo storico (il donator di regni) ma che, appunto per questo, sa mettersi da parte con dignità nel momento in cui deve uscire di scena ma sa anche tornarvi quando sente che la storia lo chiama nuovamente,. Versi di questa rapsodia, che rievocano l’Eroe in un episodio della Repubblica Romana, sono scolpiti nel portico del Mausoleo Ossario Gianicolense.
Fra D’Annunzio e Garibaldi corre un feeling intenso. Come l’Eroe dei due Mondi, il Poeta, la guerra la conosce sul campo. Le sue imprese per terra, per mare e per cielo, appartengono alla leggenda come il volo su Vienna e la Beffa di Buccari.
D’Annunzio e Garibaldi sono ambedue eroi che vedono la guerra come una ineluttabile necessità storica alla quale non ci si deve sottrarre. Entrambi della guerra sanno vedere il lato costruttivo fatto di amore per una terra da difendere e da rigenerare e di valori da riaffermare; entrambi concepiscono la lotta come evento fondato soprattutto sull’amore per la libertà della Patria assolutamente privo di sterile odio per gli avversari
.
Aldo Giovanni Ricci ha curato il volume Garibaldi e Roma, dove vengono riproposti i versi di Carducci, Pascoli, D’Annunzio e Pascarella dedicati all’Eroe.

26 marzo 2013 – Presentazione del volume di Mario Bannoni e Gabriella Mariotti: "Vi scrivo da una Roma barricata"
Presso la "Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo", Piazza dell'Ara Coeli, 12 – Roma

Il contributo delle donne al Risorgimento italiano è stato inteso, forte soprattutto in ambito socio-politico. Solo alcuni nomi: Teresa Gonfalonieri, Cristina Belgioioso, Colomba Antonietti. Non solo italiana. A parte Anita Garibaldi, fra le straniere che hanno visto il Risorgimento d’Italia come la fucina della riscossa dei popoli per la liberazione dalla conservazione e dall’autocrazia, ve ne sono due che si trovano anche alle origini del movimento di liberazione della donna inteso come momento della liberazione umana in generale: Jessy White Mario (inglese) e Margaret Fuller (statunitense). Ambedue giornaliste corrispondenti dall’estero di grandi periodici e ambedue consorti di italiani.
Vi scrivo da una Roma barricata, che presentiamo, è la biografia degli anni italiani di Margaret Fuller (1810 – 1850), la vicenda di una giovane rappresentante della medio – alta borghesia statunitense che una educazione paterna, insieme severissima ma anche aperta e democratica, rende una delle donne più colte del suo tempo. La Fuller dedica la sa via alla emancipazione dei popoli e, in questo quadro, all’emancipazione della donna affinché possa esercitare anch’essa tutte le funzioni fino ad allora riservate agli uomini. La giornalista, venuta come corrispondente in Europa del “Tribune” di New York, allaccia relazioni culturali con le massime personalità della cultura e della politica del tempo (da Mickiewicz a Mazzini), ed è attenta osservatrice della situazione, politica, culturale e di costume del continente e soprattutto dell’Italia, della quale si innamora e dove conosce l’uomo che diverrà suo marito, il marchese romano Angelo Ossoli. Abbracciata la causa dell’indipendenza italiana si trova a Roma durante la Repubblica del 1849 e partecipa attivamente ed eroicamente alla difesa non solo della Città in quanto tale ma anche e soprattutto dei valori politici e culturali che questa lotta rappresenta. Alla fine della Repubblica Romana torna insieme al marito e al figlio in patria ma muore nel naufragio della nave, investita da un tifone a poche miglia dalla costa statunitense.
Margaret Fuller, aderente alla filosofia del Trascendentalismo, lascia, oltre all’interessante epistolario, numerosi scritti tutti ad alto interesse saggistico storico e letterario (i dispacci dal “Tribune”m Estate suoi laghi, 1844; La donna nel XIX secolo, 1845; Memoirs, 1852 postumo). Purtroppo è andato perduto nel naufragio un prezioso scritto reportage sulla storia della Repubblica romana.

24 gennaio 2013 – In collaborazione con “il Museo Storico della Fanteria “Dalla Costituzione delle forze armate d’Italia, all’esrcito professionistico di oggi”


Relatori:
Prof. Franco Tamassia: Dagli eserciti preunitari alle Forze Armate del Regno d’Italia
Gen. Agostino Pedone: L’Esercito Italiano dalla leva al professionismo
Presso il Museo Storico della Fanteria in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 9  Roma
Dalla costituzione delle Forze Armate d’Italia all’Esercito professionistico di oggi

Prof. Franco Tamassia: dagli eserciti preunitari alle Forze Armate del Regno d’Italia
L’organizzazione dell’esercito dopo la proclamazione del Regno d’Italia viene considerata uno degli obbiettivi primari del nuovo Stato perché le Forze Armate, insieme alla forza economica, permettono ad uno Stato di essere un interlocutore sul piano internazionale. L’integrazione dei militari degli Stati prenunitari, soprattutto del Regno delle Due Sicilie e dei territori soggetti all’Austria, pone problemi tecnici, amministrativi e socio – politici. Difficile è l’integrazione dei garibaldini per la loro esperienza bellica atipica sotto il profilo tecnico militare e dei rapporti disciplinari. Il problema del volontariato contrappone due dottrine della funzione delle forme armate e del servizio militare nella struttura politica-costituzionale rappresentativa. La dottrina democratica (Nazione armata) fondata sul primato della dimensione civile su quelle militare, vuole immettere tutte le componenti dello Stato società nelle strutture dello Stato apparato ai fini del superamento dei rapporti di classe. La dottrina detta conservatrice vuole filtrare l’accesso di alcune componenti dello Stato società alle strutture dello Stato apparato. Si tratta di due vie, differenti, di concepire e raggiungere la coesione della coscienza nazionale che la polemica e la contrapposizione di interessi considerano antitetiche ma che in realtà sono complementari.

Gen. Agostino Pedone: L’Esercito italiano dalla leva al professionismo
L’esercito è un’Istituzione che si perde nella note dei tempi. Per indicarne l’importanza da sempre riconosciuta basta pensare alla Bibbia, che appellava Javé: Fdio degli Eserciti (Sabaoth). Lo strumento militare nasce all’interno delle comunità con il compito di difenderle e / o potenziarle. Esso è fortemente condizionato dalla situazione geo-politica del momento storico in cui vive la società che lo esprime. Nel corso dei secoli è cambiato nella sua denominazione, nella sua configurazione e nelle sue potenzialità operative. Un esempio probante si può attingere dal passato recente: nel periodo della Guerra Fredda (1950 – 1989) la pace e l’equilibrio strategico tra blocchi contrapposti (Nato e Patto di Varsavia) erano basati sugli arsenali nucleari, con strumenti militari convenzionali pressoché nominali: eserciti di leva; nell’attuale contesto geo-strategico, caratterizzato dal proliferare di aree di crisi, di conflitti interni, di frequenti attacchi terroristici, di guerre locali a carattere statuale, etnico e religioso, gli strumenti militari devono essere capaci di operare con spietata efficienza ed elevata operatività in ambito internazionale ed in contesti multinazionali: eserciti professionali.
Da quanto sopra evidenziato si evince che lo strumento militare – al pari di altre Istituzioni – deve costantemente adeguarsi alle circostanze geo-strategiche, nei compiti, nelle strutture, e nelle capacità, per meglio assolvere al ruolo che la Nazione gli assegna.

2012

24 novembre 2012 – Presentazione del volume di Silvana Galardi: “L’Italia s’è desta” – Personaggi, fatti ed eventi risorgimentali nell’alto Volturno"

Presso “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo in Piazza dell’Ara Coeli, 12 – Roma
La ricercatrice Silvana Galardi ricostruisce gli eventi conclusivi della campagna politica e militare culminata con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia. Tali eventi si verificarono nel periodo Ottobre-Novembre 1860 nel territorio molisano, compreso tra le terre attraversate dal Volturno, le Mainarde ed il Matese, terre di confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
La narrazione dei fatti suscita nel lettore un vivo interesse per gli episodi accaduti in quei giorni eroici al Macerone, a Venafro, ad Isernia soprattutto per il fatto di essere puntualmente inquadrati nel contesto nazionale, se non internazionale, della vicenda risorgimentale che trova in questi eventi una prima conclusione e impostazione politica.
L’autrice, nella rievocazione originale e sempre documentata degli episodi, accompagna l’esposizione con considerazioni di natura storica che, al di là dell’esatta esposizione cronachistica, si rivolgono ad un ampia platea di pubblico di diverse generazioni, giovani e anziani, richiamando gli insegnamenti che dai fatti avvenuti nel contesto della battaglia del Volturno scaturiscono per la situazione morale e politica italiana presente. Un aspetto dell’opera che maggiormente colpisce è lo spirito di umana comprensione che l’autrice dimostra per i combattenti del fronte avverso; nei confronti di essi il lettore dell’Italia di oggi dovrebbe imparare a superare le divisioni che potrebbero ricondurci ad una situazione politica per superare la quale furono compiuti tanti eroici e cruenti sacrifici.
In queste pagine il Molise, definito “uno scrigno di bellezze inedite”, continua a meravigliare e a sorprendere per la coscienza e la consapevolezza di aver dato, soprattutto negli anni cruciali del Risorgimento, prove d’amore combattivo e di indomita resistenza.

20 settembre 2012 – Tavola rotonda: “XX Settembre 1870”

Presiede l'on. Valerio Zanone, Presidente d'Onore della “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo”
Relatori:
Gen. Agostino Pedone: L’evento militare
Avv. Riccardo Scarpa: Il problema di Roma Capitale
Prof. Daniele Arru: La Questione romana
Prof. Franco Tamassia: L’idea di Roma nel pensiero di Garibaldi
Presso la“Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo” in Piazza dell’Ara Coeli, 12 – Roma
L’entrata in Roma delle forze armate dello Stato nazionale italiano il XX settembre 1870 segna una data storicamente rilevante per la storia italiana, europea e mondiale. I partecipanti esamineranno l’evento sotto diversi profili.
Sotto il profilo tecnico, delicato e complesso data la natura dello Stato che dei militari, truppa e ufficiali, sono chiamati a ridurre territorialmente, e nel quale sono costretti a penetrare con la forza ma come amici della popolazione e non nemici delle autorità.
Sotto il profilo politico e ideale che vede Roma capitale quale ineludibile passo per compiere il Risorgimento e insieme per salvare il Risorgimento dalla forze centrifughe in atto fin dall’inizio dell’esperienza unitaria attraverso un simbolo che sovrasti senza discussione tutte le parti.
Sotto il profilo di diritto pubblico ecclesiastico, per cui la nuova classe politica deve fornire risposte giuridicamente adeguate sul piano interno ed internazionale senza isolare la giovane formazione statuale e senza mettere in crisi la coscienza religiosa delle ricostruita Nazione.
Sotto il profilo di quella parte della base sociale italiana che aveva combattuto per l’unità e la libertà come condizioni imprescindibili per il sorgere di una Nuova Italia nel segno della romanità; coscienza politica di cui Garibaldi è l’indiscusso e più autorevole interprete.

27 giugno 2012 - Presentazione del volume di Ruggero Bonghi e Romolo Murri: “Cavour, Camillo Benso”, a cura di Riccardo Scarpa

Presso “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo” in Piazza dell’Ara Coeli, 12 – Roma
“A lui il suo grande sogno, l’ansia del fare, l’opportunità meravigliosa fra quante ad una volontà umana abbia offerto la storia, avevano dato una incredibile febbre di lavoro. Egli non si risparmiava in quegli anni memorabili. I biografi ci narrano che dormiva poche ore, era in piedi sovente alle quattro e dava appuntamenti per quell’ora o poco appresso, lavorava, con brevi interruzioni, sino alla mezzanotte, alacre, quasi gioioso, molteplice, intenso. Ebbe talora tre e quattro ministeri ad un tempo. Nel periodo della guerra del ‘59 era ministro dell’Interno, degli Esteri, della Marina e della Guerra”.
Le due biografie, ripubblicate da Riccardo Scarpa, pur nella loro diversità prospettica, ripropongono all’attenzione del pubblico una personalità interessante anche per la sua attualità. Essa infatti ha saputo conciliare il rigore dei principi dell’etica politica con la necessità di affrontare con spregiudicatezza le esigenze poste da un’epoca nella quale a nessuna potenza era permesso l’isolamento; esigenza tanto più drammatica per uno Stato giovane che si apprestava a raccogliere in unità le membra sparse di una antica Nazione. Anche l’introduzione del curatore mette in luce aspetti che la storiografia ha forse distorto come per esempio la visione integralmente nazionale dello Statista e la sua potenziale proiezione in una visione programmatica mediterranea se non addirittura mediorientale.
Pur prematuramente scomparso Cavour tramanda una lezione che permette alla concezione liberale di esercitare tutt’ora una sua funzione nel disorientamento attuale del mondo della politica.

15 marzo 2012 – Presentazione del volume di Claudio Modena: “Ciceruacchio. Angelo Brunetti, capopopolo di Roma”

E’ la sera del 2 luglio 1849. Ciceruacchio esce da Roma, occupata dalla truppe francesi, attraverso Porta San Giovanni, con i figli Luigi e Lorenzo, di soli tredici anni.
Marcia al seguito di Garibaldi verso Venezia, per portare aiuto alla morente Repubblica Veneta. Nel suo animo ancora viva la passione di libertà per cui aveva lottato, ma anche tanta amarezza nel lasciare la sua amata città, la moglie Annetta e gli amici. Non avrebbe mai immaginato che quel viaggio lo avrebbe trasformato in un eroe del nostro Risorgimento. Al secolo Angelo Brunetti, cui la madre aveva dato il soprannome di Ciceruacchio, era nato a Roma il 27 settembre 1800, nel rione popolare di Campo Marzio, Di professione faceva il carrettiere e trasportava il vino dai Castelli al porto di Ripetta.
Personaggio carismatico, semplice e schietto e con un’innata capacità dialettica, nonostante parlasse solo il romanesco, e una naturale eleganza nel vestire, fu presto conquistato dagli ideali risorgimentali, di cui si fece portavoce fra i popolani. In questo volume la sua breve avventura viene ricostruita dalle origini, dall’appassionata, fiducia riposta nel Papa Re all’adesione agli ideali mazziniani e alla Rivoluzione del 1849, dalla caduta della Repubblica Romana alla tragica fine coi suoi figlioli, la notte di San Lorenzo dello stesso anno a Porto Tolle (Rovigo).

2011

5 dicembre 2011 - Presentazione del volume di Ugo Carcassi: "Giuseppe Garibaldi: la salma imbalsamata o bruciata?"

Le vicende post-mortem concernenti le ultime volontà di Garibaldi e le varie disposizioni testamentarie, alcune in parte inedite, come pure le circostanze che interessarono la salma dell’Eroe, presentano zone d’ombra e continuano oggi ad essere oggetto di differenti opinioni; incertezze e divergenze permangono altresì sulle motivazioni politiche e religiose che furono all’origine di quei fatti, nonché sui condizionamenti psicologici e sentimentali che vi interferirono.
Il libro scritto da Ugo Carcassi con la collaborazione di Leandro Mais affronta l’argomento della salma di Garibaldi,tuttora d’attualità, con un’analisi squisitamente scientifica e documentata.
Il Verbale autografo del Professor Albanese riguardante la conservazione della salma del Nizzardo offre la prova inconfutabile che il corpo dell’estinto venne “conservato” in modo da consentire alle Autorità politiche di decidere in merito. E’ noto che dopo il formale riconoscimento, la salma venne solennemente inumata nella tomba di Caprera. La contraddittorietà invece delle indicazioni di volta in volta fornite da Garibaldi nei confronti del Sito del Rogo, che non ci fu, hanno reso estremamente difficile la sua individuazione.
Gli autori, pur indicando una probabile identificazione della località prescelta da Garibaldi per la “bruciatura” del suo corpo, auspicano che ulteriori ricerche possano fornire contributi utili per una sua “sicura” localizzazione.
Ugo Carcassi, Medico Internista, Reumatologo, Professore Universitario, ha insegnato nelle Facoltà Mediche di Siena, Cagliari e di Roma "La Sapienza".  È attualmente Professore Emerito di Medicina Interna nella Facoltà di Medicina dell'Università di Cagliari. È membro della Royal Society of Medicine di Londra (G.B.) e della New York Academy of Sciences (U.S.A.). Oltre a numerosi lavori scientifici riguardanti la Medicina Interna e le specialità correlate, egli ha anche scritto saggi e volumi su Cristoforo Colombo, Giacomo Casanova, Maria Stuarda, Giuseppe Garibaldi, Nicolò Paganini, Vincenzo Bellini, Ludwig Van Beethoven, Galileo Galilei e la casata dei Medici di Caffagiolo.
Leandro Mais apprezzato pittore e disegnatore è anche noto come attento e meticoloso collezionista di documenti e cimeli garibaldini che hanno costituito fonte preziosa per varie mostre e pubblicazioni. Fra queste meritano di essere ricordate: "Vita di Giuseppe Garibaldi nei francobolli di tutto il mondo (2007)" e "Roma o Morte! Garibaldi e il Tragico episodio d'Aspromonte (29 Agosto 1862)" (2009).

26 settembre 2011 - Adolfo Noto, “Con la Francia, senza o contro. Il Risorgimento visto d'oltralpe”

Tra il 1848 e il 1860, lo svolgersi in armi della lotta per la nazionalità in Italia, vede, anzi continua a vedere, nel modello francese un riferimento costante. Dalla Rivoluzione del secolo precedente, con il triennio giacobino e la presenza napoleonica, l’idea stessa di nazione era trasmigrata fra i due versanti delle Alpi, condizionando il cammino italiano verso la costruzione dello Stato Nazione.
Ma è con la nascita della II repubblica e del II impero in Francia, che il legame fra Italia e Francia si manifesta nella contraddittorietà più evidente, dall’intervento contro la Repubblica Romana alla guerra del 1859, fino alla formazione dell’Italia unita che segna il momento del distacco politico definitivo.

30 giugno 2011 - Presentazione del volume di Lauro Rossi: "Giuseppe Garibaldi. Due secoli di interpretazioni"

Tutti i grandi personaggi che hanno lasciato un segno nella storia, sia teorici che uomini d’azione, sono stati, nel tempo, oggetto di appropriazioni, rivendicazioni, collocazioni più o meno debite da parte di studiosi, forze politiche, movimenti ideologici e differenti correnti artistiche e di pensiero.
Un personaggio del carisma di Garibaldi non poteva certo sfuggire a questa legge.
Proprio in ragione della centralità della sua figura all’interno del dibattito culturale e politico nazionale e internazionale, al Comitato Nazionale per le Celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, è parso opportuno pubblicare il volume Giuseppe Garibaldi: due secoli di interpretazioni, che contiene la disamina dei giudizi, dei commenti, delle valutazioni formulati dai maggiori intellettuali, uomini politici e artisti italiani e internazionali che hanno nel corso dei secoli XIX e XX, dedicato la loro attenzione al condottiero dei Mille.
Il volume è stato presentato dal Prof. Adolfo Noto della Facoltà di Scienze Politiche presso l’Università di Teramo
Lauro Rossi, funzionario della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, sempre su temi risorgimentali ha pubblicato Garibaldi: "Vita, pensiero, interpretazioni, Fondare la Nazione: i repubblicani del 1849 e la difesa di Roma" (2001), e "Mazzini e l’età rivoluzionaria e napoleonica, nell’Edizione nazionale degli scritti del patriota genovese" (2005).

31 maggio 2011 - Presentazione del volume di Antonio Panaccione: "Luigi Rossetti - Biografia, giornalismo e pensiero politico del primo mazziniano esule in Sudamerica (1800 - 1840)"

La storia bella e drammatica del primo vero amico del giovane Garibaldi in Sudamerica: quella che avremmo voluto apprendere dai libri di storia e che invece nessuno ci ha mai fornito. La storia di un eroe vero, costante e coerente dei Risorgimenti dei due Mondi. Luigi Rossetti, amico dei più memorabili rivoluzionari e statisti (Garibaldi, Gonçalves, Mitre, Cuneo, Zambeccari e Cané), viene analizzata attraverso le sue 60 lettere e gli scritti politici sul giornale “O Povo” (“Il Popolo”) da lui fondato e diretto in Brasile (1838-1840), dando luogo ad una ricca biografia che completa gli studi storici internazionali del periodo 1826-1840 in Italia e in America Latina.
La narrazione si svolge cronologicamente dall’arrivo di Rossetti in Brasile (fine 1826), quando egli vive in semioscurità ma poi, infiammatosi all’azione con l’arrivo di Garibaldi e di Cuneo, partecipa come testa pensante e insigne giornalista alla grande Rivoluzione dei Farrapos della neorepubblica di Rio Grande do Sul di Bento Gonçalves. Intorno agli importanti eventi di questi anni si svolgono altre vicende di uomini, carbonari, letterati e cultori delle libertà che, al di sopra di ogni interesse personale, contribuiscono a fare la storia delle nazioni libertarie dell’Ottocento. Ci sono quindi presenze e testimonianze vive di molti romantici patrioti brasiliani e di grandi argentini ed uruguayani. La biografia di Rossetti si conclude con la sua drammatica morte nella battaglia di Viamao (23 novembre 1840).
Uno spaccato storico unico sui fraterni rapporti politici e culturali nel periodo risorgimentale fra patrioti italiani, argentini, brasiliani e uruguayani uniti dal sangue, dal lavoro e dalle gesta dei nostri emigrati.

28 aprile 2011 - Franco Tamassia, “L'unificazione legislativa e amministrativa del nuovo Stato Italiano”

L’unificazione del territorio italiano in un unico Stato nazionale, e quindi in un ordinamento politico e giuridico, avviene sotto la pressione delle esigenze peculiari proprie del periodo in cui esso nasce e si forma sia sotto il profilo delle vicende storiche che lo hanno preceduto, sia sotto il profilo del contesto internazionale con il quale deve confrontarsi e sia, infine, sotto il profilo del contesto sociale ed economico ereditato dagli Stati preunitari sul quale deve agire.
L’unificazione legislativa e amministrativa è richiesta dalla natura delle forme di Stato e di governo in vigore in Europa all’epoca, dall’urgenza di respingere le spinte centrifughe determinate dal complesso degli interessi precedenti colpiti, sia infine dall’esigenza di rendere omogenee realtà sociali, economiche e culturali che secoli di separazione avevano artificialmente separate.
È pertanto quanto mai attuale ripercorrere il processo di unificazione dell’ordinamento giuridico italiano dopo l’unificazione di quello politico, e vedere in che misura contenuti e metodi di tale unificazione, siano stati imposti dalla necessità o dovuti ad errori di valutazione, e quali siano state le conseguenze positive e negative da ricondursi a questo processo. Si tratta di argomenti sui quali la discussione è tuttora aperta specialmente in questi anni di controverse riforme.

25 marzo 2011 - Daniele Arru, “La formula Libera Chiesa in libero Stato. Origine e significato” – In collaborazione con “il Museo Storico della Fanteria “Dalla Costituzione delle forze armate d’Italia, all’esrcito professionistico di oggi”


Il 25 ed il 27 marzo 1861 il Cavour pronuncia davanti al primo Parlamento italiano i suoi celebri Discorsi su Roma Capitale. In quell’occasione, soffermandosi sulla soluzione da dare alla c.d. 'Questione romana', il grande statista fa ricorso ad una formula destinata a riscuotere in seguito ampia notorietà: 'Libera Chiesa in libero Stato'.
Sulla genesi risalente e sul vero significato di essa, molto, da allora, è stato detto e scritto. Ma col tempo è parsa stendersi, al riguardo, una patina di oblio.
A centocinquant’ anni esatti dalla sua prima e solenne enunciazione, appare utile ed interessante riprendere in esame la celebre formula, che - nella sua laconicità - sembra tuttavia racchiudere un significato non ancora colto ed evidenziato nella sua esatta portata.

2010

15 ottobre 2010 - Massimo Scioscioli, “Mazzini e Garibaldi. Ciò che li univa”

Quando si parla di Risorgimento, sia a favore che contro, abitualmente si fa riferimento ad un’epoca e ad una serie di avvenimenti e di idee complesse e contraddittorie nonché ad un complesso di personalità e di personaggi, di correnti di pensiero altrettanto eterogenee e contrastanti. È per questo che spesso chi tratta del Risorgimento si sente il dovere, se è favorevole, a riconoscere le luci e le ombre, la concordia e la discordia mettendo però l’accento sulle luci e sulla concordia e riducendo le ombre e le discordie. L’opposto è l’atteggiamento di chi è sfavorevole.
È così che nella nozione di Risorgimento, inteso come un’epoca, spesso si conglomera tutto e il contrario di tutto con l’esito scontato di impedire una visione unitaria e significativa di questo complesso di eventi che stanno alla base della vita italiana e per molti versi anche dell’Europa. Sarebbe più conforme, invece, ad uno spirito di verità storica se si concepisse e si presentasse il Risorgimento italiano anche e soprattutto nella sua dimensione di idea organica e coerente non solo di Italia, come costruendo Stato nazionale, ma anche di Stato e di Nazione come categorie concettuali autonome di filosofia e di scienza politica, nonché di rapporto politico, di democrazia, di pace e di guerra ed anche di lavoro. In altri termini il Risorgimento potrebbe considerarsi una concezione organica dell’Essere e dell’Esistenza, una proposta di Civiltà, come modello proponibile a livello universale.
Visto sotto questo profilo il Risorgimento italiano andrebbe proposto in riferimento a quel nucleo di pensiero e di azione che fa capo alle due personalità titaniche di Mazzini e di Garibaldi e ad una serie di pensatori e di uomini d’azione che fanno ad essi capo, depurando quindi l’idea di Risorgimento da tutto ciò che nelle idee e nei comportamenti risulta ad esso estraneo ed incoerente. In questa prospettiva il rapporto fra Mazzini e Garibaldi può essere fruttuosamente studiato ed approfondito tenendo presente piuttosto ciò che li univa, come gli obiettivi politici di fondo ed i valori etici ed istituzionali, che non quel che li divideva, come le vie e i metodi strumentali per raggiungere quegli stessi comuni obiettivi. 
Nella prospettiva delle celebrazioni dell’Unità d’Italia questo Istituto ha invitato uno dei più illustri rappresentanti del movimento mazziniano ad trattare ciò che univa i due Grandi, ed a farlo di fronte ad un pubblico di ispirazione sia mazziniana che garibaldina in nome di una ritrovata unità per far fronte insieme ai gravi pericoli che in questi anni sta correndo la comune Nazione.
Massimo Scioscioli, Grande Ufficiale al merito della Repubblica, già Tesoriere della Camera dei Deputati, è Presidente della Sezione di Roma della Associazione Mazziniana Italiana (A.M.I.); è stato per oltre un decennio Segretario Generale dell’Istituto di studi per la storia del movimento repubblicano e in tale veste ha curato la pubblicazione dell’“Archivio Trimestrale”. Ha scritto per numerose riviste saggi sulla storia del movimento repubblicano ed ha curato la pubblicazione dei discorsi parlamentari di Ugo La Malfa e dei Doveri dell’Uomo di G. Mazzini. Per l’opera collettanea Storia del Parlamento italiano ha scritto i profili biografici di Randolfo Pacciardi e di Oronzo Reale. Ha curato la realizzazione di concerti di musiche risorgimentali fra i quali: Manifestazione musicale per il 50° della Repubblica; Serata musicale dell’Associazione Mazziniana per la celebrazione del 200° anniversario della nascita di Mazzini. Ha curato mostre fotografiche e documentarie, fra le quali "Gli italiani nella guerra di Spagna" (1982). È autore di diversi saggi, fra i quali: "Giuseppe Mazzini. I princìpi e la politica" (1995); "Virtù e poesia. Vita di Goffredo Mameli" (2000).

30 giugno 2010 - Carlo Bellinzona, “La battaglia del Volturno”

Quando si parla dell’Unità d’Italia si parla di Risorgimento, quando si parla di Risorgimento si considera come momento culminante e sostanzialmente conclusivo la spedizione dei Mille e la spedizione dei Mille può considerarsi l’evento fra i più significativi per molti versi. In essa infatti il genio militare e politico di Garibaldi ha modo di esplicarsi con una autonomia di gran lunga maggiore di quanto non lo ebbe nelle imprese precedenti e successive. Durante la spedizione, inoltre, il volontariato garibaldino dimostra tutta la sua capacità di mobilitazione soprattutto psicologica e spirituale mentre le forze avversarie del Borbone, soprattutto i quadri più alti, nonostante il valore delle truppe, dimostrano tutta la loro drammatica inadeguatezza di fronte alle esigenze della storia.
Se ogni battaglia della spedizione ha una sua valenza particolare e caratteristica sotto il profilo militare e sociologico, la battaglia conclusiva del Volturno più delle altre ha una sua particolare valenza storica anche dal punto di vista politico e strategico. È l’unica volta che Garibaldi e il suo esercito si misurano in una battaglia campale di ampio respiro ed anche in questa occasione il Generale e i suoi uomini si mostrano all’altezza della situazione. La battaglia del Volturno, che vede impegnato tutto lo Stato Maggiore e lo stesso Re del regno delle Due Sicilie, è strategicamente e politicamente decisiva in quanto un insuccesso comprometterebbe tutto l’esito dell’impresa e dello stesso processo unitario di fronte all’Italia ed all’Europa.
In occasione delle celebrazioni del centocinquantenario dell’unità nazionale del prossimo anno è pertanto quanto mai interessante una rivisitazione di uno dei più determinanti episodi della storia italiana.
Il Generale Carlo Bellinzona, già Comandante della Brigata Bersaglieri “Garibaldi”, ha concluso nel 2001 la propria carriera militare a Roma come Direttore del Centro Militare di Studi Strategici (CEMISS). Laureato in Scienze Politiche a Bologna, specializzato in Studi Europei presso l’“Istituto De Gasperi” (Roma), è stato docente in Studi Strategici e in Relazioni politico-strategiche internazionali presso l’Università di Trieste/Gorizia e di Relazioni internazionali a Torino. Pubblicista, ha approfondito studi ed analisi sulle crisi internazionali, anche attraverso rapporti con Centri Studi esteri. Dal 2002 è membro del Consiglio Direttivo Nazionale della SIOI.

27 maggio 2010 - Antonio Panaccione, “Il giovane Garibaldi in Sudamerica (1835 - 1848)”

Il periodo giovanile di Garibaldi in America Latina, dal 1835 al 1848, in particolare i cinque anni in Brasile, sono quelli degli incontri determinanti per la sua formazione, tutti al fianco di grandi maestri e amici, come gli italiani Rossetti e Cuneo e i tantissimi sudamericani. Quando transita dal Brasile all’ Uruguay la sua fama va sempre crescendo, per la sua lotta al servizio della libertà dei popoli e per la sua capacità di formare una classe politica e militare di giovani argentini e uruguaiani. L’esperienza di guerrigliero gli fornirà quella capacità di manovra che applicherà con successo nelle campagne d’Italia. Questa esperienza contribuisce per la formazione di Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile. Il consolidato marinaio, romantico avventuriero, ora diventa anche cavaliere, guerriero, e combattente all’arma bianca. In Brasile si forma l’eroe e si consolida lo stratega navale, in Uruguay nasce il tattico della nuova guerriglia, degli assalti immediati per piccole bande su più fronti.
I tredici anni di soggiorno del giovane Giuseppe in America Latina sono stati presi in considerazione dal punto di vista dell’azione come avventuriero o corsaro ma raramente dal punto di vista umano e culturale. È invece proprio questo aspetto che viene ricostruito e dimostrato attraverso la fitta rete di amicizie e di contatti che hanno permesso incontri fondamentali e intensi rapporti con personalità intellettuali (come per esempio gli argentini Bartolomè Mitre, Tomas de Iriarte, José Maria Paz e Juan Bautista Alberdi, gli uruguaiani Fructuoso Rivera, Melchor Pacheco, Joaquin Suarez e il generale irlandese Guillermo Brown), con le quali può instaurare un intimo legame culturale e di amicizia fondato sulla comune disponibilità a convalidare il pensiero con l’azione. Garibaldi studia, legge, conosce varie dottrine politiche ma non ne sposerà definitivamente mai una, perché per lui la politica è teoria. Lui invece, uomo di mare e di grandi spazi, ha bisogno di pratica e di azioni continue per esprimersi integralmente: tutto va bene, purché concretizzi la libertà dei popoli e dei singoli da ogni schiavitù o servilità. Garibaldi vive intensamente in queste terre, ama incondizionatamente queste genti, accogliendone tutte le aspirazioni e i fermenti. Senza queste esperienze giovanili, non vi sarebbe mai stato il generale dell’Unità d’Italia.

29 aprile 2010 - Franco Tamassia - Agostino Pedone, “La Nazione Armata dal volontarismo risorgimentale al reclutamento professionale odierno”

La Nazione armata costituisce l’impostazione di un apparato militare inteso innanzituttto ad instaurare un rapporto di collaborazione, di reciproca comprensione e di educazione politica, militare e sociale tra le Forze armate di uno Stato e la sua base civile, vale a dire la Nazione. Rapporto che costituisce uno dei fattori determinanti per la formazione della coscienza unitaria nazionale della comunità politica.
La caratteristica fondamentale del sistema di Nazione armata è l’esistenza di un apparato militare professionale e permanente affiancato da un apparato militare di volontari a ferma determinata da mobilitarsi solo in caso di necessità.
Il corpo dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, istituito nel 1859, ha costituito nel Risorgimento il primo esempio di collaborazione coordinata tra corpi militari volontari ed esercito regolare professionale. Da allora l’idea di Nazione armata è stata in Italia (ma anche in Europa) argomento di dibattito ad ogni livello, ideologico, politico, sociologico e giuridico istituzionale, ogniqualvolta le vicende della storia pongono dei problemi che richiedono il coinvolgimento delle istituzioni militari.
Nella conferenza a due voci il tema verrà svolto relativamente sia al Risorgimento sia all’epoca attuale. Oggi infatti che l’Italia si trova impegnata ad affrontare missioni militari in diverse zone calde del pianeta, i problemi del reclutamento militare sono tornati di estrema attualità e tema di vivace dibattito.
Mentre il Prof. Franco Tamassia svolgerà il tema della Nazione armata nel Risorgimento, il Generale Agostino Pedone svolgerà il tema relativo al reclutamento militare oggi in Italia.

18 marzo  2010 - Giuseppe Garibaldi, “Garibaldi a Caprera”

La vita trascorsa a Caprera dall’Eroe dei due mondi, in periodi diversi, durante gli intervalli delle sue imprese e della sua attività politica di parlamentare, non fu dedicata solamente alle incombenze famigliari o al riposo. Al contrario nell’isola selvaggia l’Eroe trascorse giornate molto intense sotto diversi aspetti.
Pur trovandosi in un luogo così remoto, specialmente nella seconda metà dell’Ottocento, Egli rimaneva sempre a contatto epistolare e diretto, attraverso le numerose visite che riceveva, sia con l’Italia continentale sia con buona parte di Paesi europei ed americani dei due emisferi. La sua biblioteca, ricca di tante donazioni, e la stampa periodica, che regolarmente lo raggiungeva, gli permettevano di mantenersi aggiornato nelle diverse discipline di cui era cultore ma soprattutto sulla situazione politica nazionale e internazionale tanto da costituire l’ascoltato consigliere di personalità italiane ed estere anche di altissimo rango.
Tuttavia l’aspetto che maggiormente rivela l’attualità dell’Eroe, dopo quello di operatore politico e militare nel processo unitario italiano, è quello concernente l’attività di agricoltore. Garibaldi non è solo colui che sapeva trarre da una terra durissima il sostentamento di vita per sé e per la sua famiglia, ma anche l’illuminato cultore (nella pratica e nella dottrina) di progetti tecnici ed imprenditoriali relativi al progresso dell’agricoltura, ivi compresa la salvaguardia dell’ambiente; progetti che andavano oltre il limitato territorio di Caprera per interessare anche il territorio nazionale continentale.
Il conferenziere, pronipote dell’Eroe e Presidente del nostro Istituto, metterà a disposizione del pubblico tutta la sua pluridecennale esperienza di depositario tutelare del Compendio garibaldino che nell’Isola sarda, nel Comune di La Maddalena, è tuttora meta ininterrotta di pellegrinaggi che, dalla scomparsa dell’Eroe, frequentano in tutte le stagioni dell’anno i sacri luoghi. La conferenza costituirà un’occasione per conoscere aspetti meno noti della vita dell’Eroe sia per coloro che già hanno visitato il Compendio sia per coloro che, non avendolo mai visitato, avranno una ragione in più per visitarlo.

2009

10 dicembre 2009 - Riccardo Scarpa, “L'ideale 'garibaldino' di Alfredo Oriani”

L’opera di pochi pensatori e letterati potrebbe essere definita suscettibile di riflessioni attuali quanto i saggi storiografici e politici od i romanzi d’Alfredo Oriani, addormentatosi un secolo fa, il 18 di ottobre del 1909, cinquantasettenne, nel suo Cardello di Casola Valsenio. Idealista nella temperie del primo positivismo, all’oggi, estremo crepuscolo delle ideologie, sistemi di pensiero strumentali alla propaganda politicante, la sua Rivolta Ideale, cioè per l’idea in sé che si deve eticamente attuare, potrebbe essere l’alternativa al sopravvivere giorno per giorno. Le sue pagine sul Risorgimento, nella Lotta politica in Italia, furono tra le prime riletture critiche al di là delle celebrazioni, che suscitarono dibattito e dovrebbero essere oggetto d’una rilettura quanto mai utile nell’attuale fase nazionale, tutte centrate come sono sul contrasto fra “federali” ed unitarî, nel senso che quei termini ebbero ed hanno nella polemica partitica in Italia, dove vengono chiamati colla prima espressione coloro che esatta terminologia costituzionale indicherebbe ovunque come “confederali” ed anti unionisti.
Centrale nel pensiero storiografico d’Alfredo Oriani è la figura di Giuseppe Garibaldi, eroica in quanto incarnazione d’un tipo ideale. Infatti in Oriani l’Ideale si fa realtà storica attraverso lo svolgimento d’un ciclo di Pensiero, Volontà, Azione e forma realizzata, che si manifesta appieno nel Risorgimento, in cui il pensiero unitario mazziniano si sarebbe insterilito nel settarismo, l’azione diplomatica dei moderati avrebbe corso il rischio di smembrarsi nel localismo confederale, se non fosse intervenuta la Volontà realistica dei “garibaldini”: innanzitutto dell’Eroe, unitario già in America, e poi di Francesco Crispi, nella costruzione dello Stato repubblicano in forma Monarchica, con cui il Risorgimento fu coronato dall’acume di Vittorio Emanuele II e dal cuore di Umberto I, ed all’Oriani in allora parve anche dalle tendenze di Vittorio Emanuele III.

L’Istituto Internazionale di Studî “Giuseppe Garibaldi” s’è assunto l’onere di onorare ufficialmente nella Capitale la figura d’uno spirito garibaldino come Alfredo Oriani, con una rivolta ideale che sia di Lui degna e inversamente proporzionale alla diminuzione di senso di cui ha sofferto la sua opera nella lettura datane nella seconda metà del novecento. Ad Alfredo Oriani non giovò, in quel periodo storico, l’attenzione di cui lo fece segno Benito Mussolini, che indicò nel ferrarese un maestro del suo pensiero e del quale volle curare personalmente l’edizione dell’opera omnia; d’altra parte l’incultura diffusa non permise alla memoria dell’Oriani neppure di giovarsi dell’analoga considerazione che nutrì per lui Piero Gobetti, che del fascismo fu oppositore e martire ed avrebbe voluto essere, qualora avesse avuto il tempo di completare l’opera sua, con Risorgimento senza eroi e Rivoluzione liberale, il continuatore proprio di Lotta politica in Italia nella propria epoca, come giustamente notò Giovanni Spadolini, ed è tipicamente orianiano nello stile del periodare e nel tono del vocabolario, mutuazioni che s’acquistano solo con una continua ed appassionata frequentazione d’un autore.

Il Prof. Avv. Riccardo Scarpa, membro del Consiglio Direttivo Centrale di questo Istituto, è altresì docente di Storia delle dottrine politiche nell’Università degli Studî di Roma “La Sapienza”, di Sociologia dei fenomeni politici e Sociologia politica e del diritto nell’Università degli studî “RomaTre”.

29 ottobre 2009 – Convegno: "Verso il 150° dell'Unità d'Italia: il Mutuo Soccorso dal Risorgimento ad oggi"

Presentato da: FIMIV (Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria) e Società di Mutuo Soccorso "Giuseppe Garibaldi".

Il «cuore antico» del Mutuo Soccorso si rivela quanto mai attuale, in un’epoca di incertezze e di crisi come la nostra,  e farne memoria significa anche saperne reinterpretare lo spirito per riattivarne le pratiche nel tempo presente. Nell’approssimarsi del 150° anniversario dell’unità nazionale, quale migliore occasione  per ripercorrere genesi e sviluppi di uno dei fenomeni che, nutritosi dei valori risorgimentali più autentici sin dall’inizio, ha fortemente contribuito al formarsi di una coscienza morale e civile tra gli italiani. La mutualità volontaria, nell’elaborare formule originali ed efficaci per garantire assistenza e coperture sociali quando i lavoratori ne erano totalmente privi, ha saputo puntare su un patrimonio di valori quali la dignità e la solidarietà, rivestendo un ruolo fondamentale di promozione intellettuale e di emancipazione. Nell’offrire una panoramica sulle varie formule in cui si è attuata l’esperienza del mutualismo solidale, in patria ma anche all’estero tra le nostre collettività emigrate, il presente convegno intende altresì sottolineare l’apporto imprescindibile degli ideali mazziniani e garibaldini al diffondersi delle Società Operaie e l’eredità di valori che l’Eroe dei due mondi ha loro trasmesso e che ancora le anima. Gli ideali e le solidarietà di ieri possono offrire soluzioni inedite all’oggi e consentirci di progettare un futuro un po’ meno insicuro, comunque più responsabile e umano.

30 settembre 2009 - Presentazione del volume di Leandro Mais e Bruno Zappone: "Roma o morte! Garibaldi e il tragico episodio di Aspromonte (29 agosto 1862)"

“Questa monografia sul tragico episodio d’Aspromonte nasce dal desiderio di far rivivere - quasi un riportare alla luce - uno dei fatti storici che successivamente si era andato opacizzando nel tempo, fino al punto di essere omesso anche in testi storiografici di una certa levatura.
Ciò ebbe inizio con la lunga operazione di minimizzazione del ‘fatto’ durante il Regno d’Italia (il Governo italiano ne aveva tutte le ragioni, per far dimenticare quel ‘vergognoso’ incidente) e continuò con i governi successivi compresa l’ultima decaduta ‘prima Repubblica’.
Evidentemente per i politici (di tutti i tempi e di una certa consorteria) Aspromonte è stato un episodio scomodo e fastidioso, insomma da far dimenticare. Basta al proposito confrontare le celebrazioni (anche se più a sfondo politico che non patriottico) in ricordo di Mentana e possiamo amaramente affermare che Aspromonte ne esce... nuovamente sconfitto.
Neanche il sangue generoso dell’Eroe, versato in quell’infausto giorno, è valso a far ricordare agli italiani futuri che quell’episodio doveva rimanere indelebile ricordo di gloria popolare, superiore a tutti gli altri, perché suonava la sfida più alta con la quale i pochi ‘veri Italiani’ volevano subito il riscatto di Roma Capitale.
Pur consci di non avere raggiunto la completezza sia nell’argomento sia nel materiale dei vari capitoli, crediamo però sinceramente di porgere al lettore un lavoro monografico non indifferente, data la mole del particolare ‘tema’. Ciò premesso, saremo lieti se il lettore ne trarrà un rinnovato fremito di giusto amor patrio (che non ha e non vuole avere nessuna colorazione politica). Se così sarà, potremmo dire di essere stati ‘pagati’ enormemente della non poca e lunga fatica che è costata la realizzazione di questo nostro lavoro”.

Gli Autori, Premessa, in:

Leandro Mais – Bruno Zappone, “Roma o morte! Garibaldi e il tragico episodio di Aspromonte (29 agosto 1862)”, Stato Maggiore dell’Esercito. Ufficio Storico - Finmeccanica, Roma, 2009.

26 giugno 2009 - Agostino Pedone, “Le missioni di pace. Aspetti tecnico - militari, politico - economici ed etico-morali”

È nella tradizione italiana, risorgimentale e garibaldina (imprese di Garibaldi in Sudamerica, interventi nella guerra Franco-Prussiana, 1870, e nelle Argonne, 1914; intervento italiano nella guerra di Crimea, 1855) superare tentazioni isolazioniste per impegnarsi anche militarmente fuori del territorio nazionale in difesa dei valori di una pace giusta. Il pacifista guerriero Garibaldi sosteneva che la guerra va bandita eccetto quando si tratta di sostenere una parte di umanità sofferente. Oggi le Missioni di pace (peacekeeping, peace-enduring) costituiscono interventi delle Nazioni Unite in cui, a seguito di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, gli Stati aderenti forniscono personale militare e civile al fine di risolvere dei conflitti.
Le Missioni di pace sono le operazioni di maggior momento condotte dalle Forze Armate italiane fuori dal territorio nazionale in ambiti multinazionali. Esse vanno ben oltre il significato di mere operazioni militari, sia pure condotte con grande professionalità e competenza, per inserirsi in un contesto molto più ampio di politica estera, di sviluppo economico, di sicurezza nonché di cooperazione multilaterale ed internazionale con finalità altamente umanitarie.

Obbiettivi politici e strategici, di diversa entità, sono alla base dell’invio, nelle Aree di crisi, dei nostri contingenti militari le cui attività di pacificazione, ricostruzione di strutture statuali, ripristino della sicurezza e di assistenza, concorrono notevolmente ad elevare lo spirito fiaccato di popolazioni coinvolte in lunghe guerre spessissimo fratricide, ed a promuovere il loro rapido ritorno alla normalità. Fondamentale quindi è l’aspetto etico-morale che soprattutto motiva i nostri soldati il cui impegno, spirito di sacrificio e nativo senso di umanità, sono universalmente riconosciuti nel soccorso di popolazioni prostrate da drammatiche vicende. Per tali meriti i nostri interventi fuori area sono molto apprezzati e richiesti dalla Comunità internazionale. L’esempio dei nostri militari costituisce per tutti noi italiani il più valido stimolo per riscoprire i valori etici della vita ed il senso della concordia e della solidarietà.

Agostino Pedone, componente del Consiglio Direttivo Centrale di questo Istituto, bersagliere, Generale di Corpo d’Armata, è stato Comandante della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” del Contingente Italiano in Bosnia-Herzegovina e della Brigata Multinazionale “Sarajevo Nord” in Sarajevo (18 dicembre 1995 - 3 luglio 1996), Comandante della Scuola di Fanteria e Vice Ispettore dell’Arma di Fanteria. Già consulente del Ministro della Difesa per i problemi del reclutamento, attualmente è Presidente del Comitato Militare dell’Istituto Studi Ricerche  Informazioni Difesa (ISTRID); autore di numerose pubblicazioni (fra cui: Gli immigrati e le Forze Armate, nuovi scenari, nuovi strumenti militari. Studio sul nuovo sistema di reclutamento; La minaccia a fronte dei recenti avvenimenti. Come fronteggiarla) e di articoli su diversi temi militari (difesa, sicurezza, situazione geo-politica e geo-stategica, configurazione degli strumenti militari moderni, bersaglierismo), nonché esperto di tematiche relative alle Missioni di pace ed all’impiego Fuori area dei contingenti militari italiani.

29 maggio 2009 - Riccardo Riccardi, “L'impresa di Felice Garibaldi, Fratello dell'Eroe dei Due Mondi”

Un ritratto inedito, pubblico e privato, di Felice Garibaldi, fratello minore del mitico Eroe dei due Mondi, che nella sua veste di imprenditore nel campo oleario segnò diversamente le dinamiche familiari dei Garibaldi a Nizza. Un lavoro in cui la grande epopea di Giuseppe fa da sfondo, a tratti si intreccia con le vicende mercantili di traffici di olio tra la borbonica provincia di Bari e la sempre più francese Nizza. Storia di viaggi alla ricerca di avventure politiche e rivoluzioni da compiere, sospinto da un ideale romantico di libertà, sogno a cui il generale Garibaldi non seppe e non volle rinunciare e che cercò di realizzare infine nella piccola e selvaggia Caprera, che si legge in controluce attraverso la storia, meno solenne ma ugualmente interessante di Felice dipendente dell’azienda nizzarda Avigdor a Bari e Bitonto; centri del sud dell’Italia che scoprivano un rilancio dei commerci grazie anche alla produzione locale di olio da tavola tanto da imprimere dinamiche di ammodernamento del tessuto sociale, economico e urbanistico territoriale. La trattazione storica diviene, pertanto, un vivace affresco dell’ambiente di Nizza e della Terra di Bari della prima metà dell’Ottocento.
Di certo i viaggi, le attività speculative, commerciali e imprenditoriali di Felice appaiono prive di alone leggendario e mitologico rispetto a quelle del fratello ma, ad ogni modo, sono la storia di una borghesia settentrionale di respiro europeo, la quale, trapiantata a Bari, in contatto con la realtà locale, è capace di introdurre un processo di trasformazioni economiche e sociali; processo che cercherà, sia pure timidamente e in modo contraddittorio, di trovare uno sbocco politico nei sussulti costituzionalistici del 1848.

Felice, negli ultimi anni della sua vita, gravemente malato, ritornò a Nizza e fu assistito anche da suo fratello Giuseppe il quale, con la sua scomparsa, insieme all’altro germano Michele, ereditò un ricco lascito finanziario che gli permise di acquistare una parte dell’isola di Caprera.

Riccardo Riccardi, giornalista e saggista, si dedica da molti anni alla ricerca storica privilegiando soprattutto gli aspetti politici ed economici del Meridione in età moderna e contemporanea. Ha pubblicato: I Pomarici. Storia di un’antica famiglia meridionale, Levante editori, 2003; I Pomarici di Matera. Vicende di un casato e di un palazzo, Levante editori, 2006. Collabora con “Risorgimento e Mezzogiorno” del Comitato di Bari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento; con “Studi Bitontini” per il Centro Ricerche di Storia e Arte, Bitonto; con il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

28 aprile 2009 - Franco Tamassia, “Federalismo e unitarismo nel Risorgimento”

Nel Risorgimento si confrontarono forze politiche federaliste e forze accentratrici. I federalisti, per un atavico complesso di inferiorità, avevano in comune uno scetticismo di fondo per l’idea di Italia come soggetto indipendente di politica internazionale, alla pari dei grandi Stati europei; per il resto erano molto diversi fra di loro.
Carlo Cattaneo si sentiva soltanto lombardo, era antipiemontese e concepiva una federazione italiana presieduta dall’Austria. Vincenzo Gioberti, inizialmente federalista per obblighi di status (era un prete), nel Primato propone una federazione presieduta da Pio IX, poi, nel Rinnovamento, abbandona il federalismo ed accetta l’unità, da realizzarsi con l’ausilio della Corona sabauda (ma viene messo all’Indice). Giuseppe Ferrari, perseguendo come valore politico principale la democrazia, propone un federalismo repubblicano, costituito dagli Stati italiani esistenti ma trasformati da Regni in Repubbliche; si tratta in realtà di un municipalismo in quanto crede al rapporto democrazia-autonomia locale. Cesare Balbo, in effetti, pensa ad una soluzione federale per l’Italia ma come fase transitoria verso l’unità.
L’accentramento fu voluto non soltanto dalla Dinastia sabauda ma anche da convinti apostoli delle istituzioni repubblicane come Mazzini e Garibaldi. I due avevano in comune i valori della democrazia e della promozione sociale, che vedevano realizzabili in contesti ordinamentali ampi (in prospettiva cosmopolita) in quanto da essi ritenuti più idonei per l’emancipazione dei popoli dai condizionamenti delle classi politiche localistiche. Inoltre Mazzini, da repubblicano incondizionato, credeva alla capacità del Popolo di esercitare la sovranità in un contesto globale; Garibaldi, uomo d’azione e realistico, si rendeva conto che una soluzione federale avrebbe allungato i tempi dell’unità fino a comprometterla.
Il dibattito sulle riforme federaliste, oggi riproposte per l’Italia, potrebbe ricevere attraverso la ricostruzione del dibattito risorgimentale, una utile serie di elementi argomentativi.

2008

30 settembre 2008 - Carlo Berlich, “Parliamo un po' del '47”

In una Roma ancora in effervescenza per l’avvento di Pio IX, salito al soglio pontificio con la fama di cardinale aperto al nuovo; fra banchetti, discorsi, cortei e riunioni pubbliche e nei Circoli; due personaggi si muovono, ciascuno nel proprio ambito, qualche volta insieme: il nobile piemontese Massimo D’Azeglio, ormai capo riconosciuto dei liberali moderati che si ispirano al neoguelfismo di Gioberti e Balbo; l’oste romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, già affermato capopopolo.
La loro azione è volta a favorire Pio IX e a mitigare gli eccessi dei liberali più estremi che potrebbero ostacolare la pur cauta volontà riformatrice del Papa, avversato da una Curia in maggioranza retrograda e contraria ad ogni innovazione e controllato dall’Austria che guarda con sospettosa preoccupazione Roma, considerandola addirittura come il nuovo centro della rivoluzione liberale.
In questa atmosfera, tra riforme più o meno sostanziali, atti di liberalità e dimostrazioni inneggianti a Pio IX che si svolgono anche in altre città, Roma appare, se non il centro della rivoluzione, la base per l’elaborazione politica nazionale che influenza gli altri Stati Italiani, soprattutto per l’opera di D’Azeglio. Si sviluppa il mito del Papa liberale e la grande illusione ipotizzata dal Gioberti, ma inizia anche la fase cruciale del nostro Risorgimento.

L’Austria si spinge ad intemperanze provocando la solidarietà a Pio IX di Carlo Alberto, di alcuni Paesi e di tutti i cattolici europei, guadagnandosi un crescente sentimento di ostilità in tutta la penisola, anche da parte di settori conservatori.
È il prologo della Prima Guerra d’Indipendenza. I presupposti ci sono tutti, ma anche gli esiti, immediati e futuri, che forse non erano nelle aspettative dei maggiori protagonisti.

11 giugno 2008 –  Aldo G. Ricci, “Obbedisco. Garibaldi eroe per scelta e per destino”

Il volume di Aldo G. Ricci, Sovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato e docente di Storia dei movimenti e dei partiti politivi, propone una lettura della vita interiore e pubblica di Garibaldi come filtro per la comprensione della vicenda risorgimentale italiana proiettata però nella comprensione dell’Italia e degli italiani di oggi come popolo e come individui.
Garibaldi, insieme agli altri protagonisti del Risorgimento, è stato fra coloro che hanno cercato di rieducare con la parola e con l’esempio la coscienza morale, politica, sociale, culturale e religiosa degli italiani (ma anche dell’umanità) cercando di convincerli che lealtà, coraggio, onestà, abnegazione, competenza, visione delle cose ampia ed a lunga scadenza, costituiscono alla fin fine la via più breve, più pratica e forse meno faticosa per risolvere i problemi dell’esistenza collettiva.
Il volume evidenzia cCiò che distingue Garibaldi dagli altri protagonisti del Risorgimento: i rivoluzionari (Mazzini e mazziniani) che propongono una democrazia fondata su di una radicale partecipazione rappresentativa della base sociale alla gestione della cosa pubblica svalutando le istituzioni tradizionali; i conservatori (Cavour e le diverse caste consolidate, militari e burocratiche) che guardano con geloso sospetto ogni responsabilizzazione della base popolare ed il conseguente ricambio sociale. Garibaldi si pone fra questi due estremi propugnando una concordia ordinum che riconosca la funzione irrinunciabile degli apparati ufficiali (dinastia, militari, diplomazia, burocrazia) ma che valorizzi altresì l’apporto delle forze popolari sia nell’esercito (la Nazione armata in cui militari di carriera sono affiancati da volontari), sia nella socialità (mutualismo solidale di base contrapposto all’assistenzialismo ed alla lotta di classe) come nella stessa politica (riforma delle istituzioni parlamentari).
“Obbedisco” è dunque la sintesi di una concezione attualissima del rapportarsi con la statualità. Ci vuole più eroismo nell’obbedire all’autorità costituita, anche quando non se ne condividono le determinazioni, piuttosto che nel rischiare la vita sul campo di battaglia. È dall’obbedienza che nasce anche quel senso dello Stato e della Nazione di cui oggi sentiamo la carenza nell’Italia delle contestazioni pseudoecologiche. L’Eroe insegna ancor oggi agli italiani che in certi momenti il Destino ci chiama ad essere eroi ma che spetta a ciascuno di noi se rispondere sì o no all’invito del Destino.

14 maggio 2008 – Leandro Mais, “Vita di Giuseppe Garibaldi nei francobolli di tutto il mondo”

L’universalità della figura di Garibaldi come simbolo di valori politici, sociali ed umanitari è nota ed indiscussa ma la proporzione di tale universalità risulta ancor più ampia di ogni aspettativa attraverso la visione di questa rassegna filatelica dalla quale appare come l’Eroe venga proposto da una così ampia quantità di Stati di tutti i continenti all’attenzione delle rispettive collettività insieme agli eroi nazionali. Insieme a Garibaldi vengono coinvolti spesso nella rappresentazione della sua epopea anche le altre figure che hanno ruotato intorno a Lui. Anche la scelta degli episodi rievocati oltre che i suoi ritratti, dimostrano quanto le sue imprese abbiano inciso profondamente nell’immaginario delle masse umane e nella coscienza delle classi politiche che hanno ritenuto di riproporle ad esse come strumento di costruttiva pedagogia.

L’autore, membro del Consiglio Direttivo di questo Istituto, annovera, tra i fini di questa sua opera, quella di attuare una nuova forma di didattica della storia per per le scuole
 Il volume, edito per iniziativa della Associazione Nazionale Bersaglieri di Pordenone in occasione del LVI raduno (2007) con la collaborazione del Museo Storico del Fiuli Occidentale “Sezione Garibaldina” di San Vito al Tagliamento, riporta innumeri immagini a colori e didascalie in più lingue (inglese, francese, spagnolo, portoghese e russo).

12 marzo 2008 –  Gino Galuppini, “Cleombroto”

Cleombroto è il nome di un modesto personaggio, talmente modesto che la Nuovissima Enciclopedia Mondatori, edita nel 1973, non lo riporta. Cleombroto è il nome di guerra affibbiato, ci si permetta l’espressione, ad un certo Garibaldi Giuseppe Maria, nato a Nizza, quando fu arruolato come marinaio di leva nella Regia Marina del Regno di Sardegna.
Presso il Museo Navale di La Spezia si conserva un registro di tale Marina di cui si riporta copia della pagina interessata e se ne fa una breve storia.

Il socio dell’Istituto, ammiraglio Gino Galuppini, svilupperà un periodo della vita dell’eroe dei Due Mondi relativamente poco sondata dagli storici ma altamente significativa in quanto concerne la prima esperienza politica del giovane marinaio e che sarà determinante per le sue scelte a venire.

2007

25 ottobre 2007 – Daniele Arru, “Garibaldi fra Stato e Chiesa”

La storiografia recente e meno recente ha in vario modo posto in luce i tratti salienti del pensiero religioso di Garibaldi, rilevandone l’evoluzione e gli sviluppi, le costanti ed il mutamento che lo connotano in processo di tempo. E si è pure soffermata su uno degli aspetti caratteristici del suo pensiero politico in materia ecclesiastica, ossia l’anticlericalismo, che verrà accentuandosi, nel tempo, in rapporto alle vicende politiche che lo vedono protagonista di primo piano.
Decisamente minore, e più frammentaria, è parsa invece l’attenzione rispetto alla concezione che Garibaldi ebbe dei rapporti fra Stato e Chiesa, alla sistemazione che egli ritenne preferibile degli stessi e, perciò, all’assetto giuridico-normativo che propugnò in questa materia, durante gli anni della sua vita pubblica.
A parte quanto emerso in riferimento al periodo della Dittatura garibaldina del 1860, per il resto sono scarsi (e sovente inesatti) i riferimenti rinvenibili in letteratura, rispetto a tale materia. Sembra perciò interessante, in questo anno del bicentenario, avviare una riconsiderazione critica del problema, vista l’importanza cruciale rivestita dai rapporti Stato-Chiesa nello svolgimento storico del Risorgimento e, in pari tempo, considerato l’apporto centrale e decisivo dato da Garibaldi al compimento dell’unificazione politica della Nazione italiana.

27 settembre 2007  - Claudio Modena, “Giuseppe e Anita Garibaldi. Una storia d’amore e di battaglie”

Quando morì, alle 19.45 del 4 agosto 1849, nella fattoria Guiccioli presso Ravenna, Anita Garibaldi aveva ventotto anni. Aveva dedicato gli ultimi dieci anni della propria esistenza al suo José, ai figli, e a una causa che, pur non essendo propria, sposò con la stessa intensità e passione del marito. A Giuseppe e Anita, la storiografia si è rivolta quasi sempre con ricostruzioni separate delle due personalità. La modernità dell’approccio scelto da Claudio Modena sta nella ricostruzione della loro vita di coppia, esaminata con attenzione e meticolosità nella genesi del rapporto e nel suo evolversi fino al drammatico epilogo dell’agosto 1849.

Claudio Modena è l’autore del volume: “Giuseppe e Anita Garibaldi. Una storia d’amore e di battaglie”, Editori Riuniti, 2007.

9 luglio 2007 – Franco Tamassia, “Garibaldi e l’unità degli italiani”

Comunemente, quando si parla della collocazione di Garibaldi nel moto unitario risorgimentale si privilegia la sua opera intesa a realizzare, soprattutto con la spada, l’unità dell’Italia come Stato: obbiettivo primario da raggiungere ad ogni costo. È meno comune tuttavia vedere per quali vie l’Eroe, al fine di realizzare l’unità politico-istituzionale del Paese, proponesse di superare le innegabili diversità culturali ed etniche delle popolazioni presenti nella Penisola italiana. Contrariamente alla tesi, attribuita ad Azeglio (pare senza prove), per la quale fatta l’Italia occorre fare gli Italiani, Garibaldi sostiene che un popolo si ricostruisce, al di là delle divisioni e delle differenziazioni fittizie provocate da avverse vicende storiche, attraverso l’adozione di politiche volte a superare le disparità socio-economiche e le barriere culturali e riscoprendo il valore dell’omogeneità di base per l’instaurazione di un sistema politico solidale volto allo sviluppo civile di una Nazione.

In un’epoca in cui si mette in discussione l’unità del Paese e si divulga che essa sia stata realizzata solo di recente senza fondamenti storici e sociali per iniziativa di pochi contro la volontà dei molti, è interessante riscoprire il pensiero di Garibaldi in merito, per l’aspetto in cui esso si inserisce nella tradizione storico-politica in base alla quale si afferma che la Nazione italiana è la più antica d’Europa, radicata nell’antichità classica romana e che non fu creata ma risorse, senza soluzione di continuità ideale, nel Risorgimento.

9 maggio 2007 – Mauro Ferri, “Il retaggio costituzionale della Repubblica Romana del 1849”

La Costituzione della Repubblica Romana del 1849 continua proporsi all’attenzione del mondo attuale, giuridico, politico e della pubblicistica in genere interessata a trasmettere all’opinione pubblica i messaggi che la storia offre in relazione ai problemi del presente.
I contenuti della Costituzione della Repubblica Romana del 1849, in quest’anno di celebrazione del bicentenario della nascita di giuseppe Garibaldi, offrono all’Italia ed all’Europa, specialmente in questa epoca di riforme notevoli, spunti di meditazione soprattutto per la capacità che tale documento ebbe di proporre riforme ed istituti per l’epoca utopistici ma che oggi costituiscono dati acquisiti della comune coscienza politica (come il suffragio universale, le autonomie territoriali e l’abolizione della pena di morte). Elementi questi tutti presenti nel pensiero dell’Eroe dei due mondi e per i quali egli seppe combattere non solo con l’azione ma anche con gli scritti.

Nella conferenza intervista l’Illustre ex Presidente della Corte Costituzionale (1995-1996), Mauro Ferri, autore fra l’altro di diversi scritti sulla Repubblica Romana, esporrà il proprio pensiero in relazione ad una serie di temi fra i quali le innovazioni della Costituzione della Repubblica romana rispetto al costituzionalismo dell’epoca, l’inserimento di questa Carta nel contesto del pensiero politico di quegli anni, la sua originalità e la sua autonomia soprattutto in ordine al senso dello Stato di cui essa è portatrice ed infine l’attualità di essa quale elemento di ricostruzione della coscienza del cittadino contemporaneo. Verrà infine evidenziato il nesso fra il pensiero giuridico politico di Garibaldi con i contenuti della Costituzione della Repubblica Romana.

25 gennaio 2007 – Riccardo Scarpa e Salvatore Olivari, “Le carte del Tempio italiano. Garibaldi e il Templarismo”

Per Templarismo s'intende il sorgere dei corpi che, a partire dal XVIII secolo, rivendicano l'eredità tradizionale dei Cavalieri Templari.
Intorno al 1690, apparve in Francia un movimento che diceva di possedere la trasmissione della Gran Maestranza, malgrado la sospensione sotto la tirannide di Filippoil Bello, e l'elenco dei successori, dal 1340 al 1681. Nel 1705, il nipote di Luigi XIV, Filippo d'Orleans, indisse una adunanza per promulgare nuovi Statuti, conservare lo spirito cavalleresco e professare un Teismo illuminato.
Altro filone ricollega la massoneria ai misteri egizi, portati in Grecia da Pitagora, ritrovati e trasferiti in Europa dai Templari.
Nel primo quadro si colloca, nel 1815, la decisione del Tempio Italiano di dichiararsi autonomo da ogni altra società templaristica, richiamandosi agli Statuti del 1705. 
Nel 1867 il Tempio Italiano doveva far il punto sul nuovo Stato unitario. Ne approfittò per ricapitolare i rapporti avuti con altre società, come Massoneria e Carboneria, nel periodo cospirativo. Vi spicce l'intervento di Giovambattista Ventura che: 
"Concluse col ricordo che il Generale Garibaldi, di  cui tutto potrassi dire fuorché egli non sia un eroe e un galantuomo, fu nominato Gran Maestro di quel Grande Oriente e capo del rito di Memphis, ed esser sua personale opinione esser grande disdetta di non poter aver contato l'eroe nel Tempio".
Quindi si considera Giuseppe Garibaldi archetipo della nobiltà dei Cavalieri Antichi, lo si porta ad esempio, ma ci si duole della sua assenza tra le proprie fila. Si dà, però, anche notizia del rapporto del Generale col templarismo massonico,
coi riti d'inclinazione spiritualisa, legati al mito della trasmissione all'occidente dei misteri ermetici, ad opera della Cavalleria mistica.

Il Tempio Italiano, però, in queste carte, rimarca l'estraneità a tal contesto, impegnato solo  nell'amor di Patria, con l'obbligo d'arruolamento volontario in guerra.  Obbligo adempiuto durante la Grande Guerra del 1915 - '18, l'Impresa di Fiume, e nel 1940 - 45, quando dei Cavalieri ne tornò solo uno.

2006

8 novembre 2006 – Guglielmo Natalini, “Storia della Repubblica Romana del 1849”

Nelle drammatiche vicende che sottolineano la breve ma intensa stagione della Repubblica Romana del 1848-1849 vi sono tutti quegli ingredienti romanzeschi che hanno contribuito a produrre nell’immaginario collettivo una icona di Risorgimento glorioso e oleografico. Al contrario, in questo saggio di Natalini, le pagine eroiche sono volutamente relegate sullo sfondo della trattazione.

L’autore, con una tenace tessitura delle fonti e tecniche, ci propone una sequenza ricchissima e ibrida di quadretti quotidiani, spaccati di vita militare e politica, retroscena gustosi, note di costume nonché, in una sorta di capovolgimento prospettico, un abbozzo psicologico di eroi ed eroine, grandi e piccoli, colti nella pienezza umana di un dietro le quinte.

21 aprile 2006 – Franco Tamassia, “I Borboni di Napoli di fronte alla Storia”

Nella presente fase delle riforme federaliste ed autonomiste il ruolo dei movimenti politici secessionisti in Italia diventa sempre più diffuso, incisivo ed articolato. Ai movimenti secessionisti del Nord si si stanno affiancando analoghi movimenti nel Sud del nostro Paese che convergono nella negazione dei valori del Risorgimento e della necessità storica dell'unità italiana. Nel contesto dell'attività propagandistica di questi movimenti si assiste ad una rivalutazione, quasi sempre non supportata da adeguata documentazione, dei regimi preunitari, dal Lombardo Veneto al Regno delle Due Sicilie, ed alla denigrazione dell'esperienza unitaria.

In risposta a tali posizioni il prof. Franco  Tamassia illustrerà la vicenda della dinastia dei Borboni di Napoli, inserita nella storia del Regno di Napoli prima e del Regno delle Due Sicilie poi, sotto diversi profili: profilo di politica interna ed estera, profilo culturale ed economico finanziario.

17 marzo 2006 – Angelo Ciofi Iannitelli, “Righetto piccolo eroe trasteverino della Repubblica  Romana (1849)”

Il Dott. Angelo Ciofi Iannitelli illustrerà le vicende della Reoubblica Romana sotto il profilo della partecipazione popolare con particolare riferimento alla figura del piccolo eroe trasteverino Righetto.

Con l'occasione l'oratore riferirà sulle fortunate circostanze che l'hanno condotto a rinvenire, nel Palazzo Litta di Milano dove è è tuttora conservata, la statua del giovane combattente a lungo ricercata da storici e studiosi. nel 2005 una copia della statua stessa è stata eretta sul Gianicolo per iniziativa e cura dell'Associazione "Amici di Righetto".